Marco Rò con la giornalista Laura Tangherini, che ha portato avanti un reportage inchiesta sugli sbarchi finendo proprio a raccogliere testimonianze in territorio siriano e non solo, pubblica questo nuovo disco che prende proprio il titolo di questo reportage: “A un passo da qui”. Ma veniamo alla musica: anima cantautorale che si mescola alla world di matrice digitale e cerca sempre e comunque un equilibrio tecnico e spirituale tra la voglia di trasgredire ai cliché con quel fare futuristico e il bisogno di celebrare le origini del passato. Con questa intricata descrizione penso di aver detto molto di un disco che, ad un ascolto superficiale, si mescola e si confonde nella miriade di altre proposte del nostro santo pop leggero italiano. E per molti aspetti non avrei nulla da contestare. Ma ci sono momenti assai importanti che trascinano l’opera in un habitat gustoso ed interessante: parliamo di brani come “Dune” – tra l’altro colonna sonore del documentario “Matrimonio Siriano” curato sempre dalla coppia Rò – Tangherini – in cui spicca da protagonista questo basso fretless che un poco mi riporta al pop inglese degli anni ’80 e si mescola con naturalezza a questa bellissima voce femminile che colora d’oriente. Bello quello stop che incontriamo con una leggera pennellata di flauto di pan (spero di non aver capito male) oppure quel solo di chitarra che avrei voluto fosse stato un bouzouki o un liuto (a questo punto l’appetito vien mangiando)… insomma un brano che dentro ha il mondo intero e forse non gli basta ancora. Oppure parliamo anche della title track del disco in cui il pop si mescola a tinte urban metropolitane in un sound digitale in cui fanno capolino i fantasmi di orchestrazioni che sinceramente vien venir voglia di sentirle per davvero e di sentirle anche uscire con prepotenza e arroganza. C’è un blues tipico, didattico e accattivante sotto il titolo “Sul paradosso” e c’è una bellissima porcellana elegante nel gioiellino “In blu”. Ma c’è anche una hit assai radiofonica e sempliciotta dal titolo “Mosca non amour” che sinceramente ci piace assai poco soprattutto ad immaginarla in un contesto così impegnato ed impegnativo come quello di Marco Rò. Insomma ci sono tantissimi spunti e tantissime belle sensazioni di pulito, ci sono tanti colori etnici e quel qualcosa che non ci aspettavamo. Buon ascolto a tutti.