Mango, recensione di La terra degli aquiloni

Il disco si presenta da subito delicato, musicalmente complesso, ma con una strumentazione ricercata e a tratti quasi barocca.
Undici le tracce del disco, tra cui due cover, Starlight (pezzo di Superman Lovers) e Voler, brano di Carlos Gardel, famoso cantante e compositore argentino.
La terra degli aquiloni è l’essenza della poesia di Mango in poche parole e ciò viene confermato già pienamente con il primo brano dal titolo omonimo: “E ritornano le incertecce fanno fuori le ore sorprendendomi come sempre ubriaco d’amore le parole hanno sempre senso vengon fuori da sole appartengono all’universo come spesso il dolore”.
La sposa ha fatto da antipasto a questo magnifico lavoro, qui Mango lascia andare libero il suo canto acquisendo una tale forza per imporre la propria personalità originale come pochi sanno fare.
Dignitose Arrendevolezze, Guarda L’Italia Che Bella e ancora, Dove Ti Perdo sono canzoni magistrali: sopportare le tensioni della vita, trovare la pace interiore, in sostanza arrivare a noi stessi. 
Le atmosfere complessive di Chiamo Le Cose e Tutto Tutto hanno un gusto melodico morbido, riescono ad emozionare con la sola forza di una scrittura tanto asciutta quanto ispirata.
Il Pazzo e Il Rifugio – ultimo pezzo del disco – sono davvero canzoni incantevoli, qui si insegna a proporsi delle mete, a stabilire delle priorità, ad organizzarsi il tempo per trovare pace, si, la pace dell’anima…
Quella di Mango è musica che non si nega nulla, a tal punto che all’album hanno collaborato più persone della sua famiglia: sua moglie Laura Valente (ex voce dei Matia Bazar) ed i suoi due figli Filippo ed Angelina.
Nel cd La terra degli aquiloni è presente anche il videoclip della lavorazione del disco.
Che altro dire? Mango con questo suo capolavoro ci ha regalato un disco di grazia d’altri tempi, sintomo di quel buon gusto oggi difficile da trovare.

Punteggio: 9