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Categorie: Recensioni

James Blunt live: recensione del concerto di Bolzano

Venerdì 31 ottobre 2008 il folk inglese dell’istrionico James Blunt ha animato la serata fredda, uggiosa e piovosa della platea entusiasta che ha gremito il Palazzo del Ghiaccio di Bolzano.

Un concerto iniziato quasi in sordina, senza sfarzi, effetti speciali particolari, senza clamori… Alle 21,15 le note morbide e vellutate di James Blunt hanno dato vita ad uno spettacolo raffinato ed essenziale al tempo stesso, proprio come la musica di questo artista d’Oltremanica.

Quelle di James Blunt sono melodie semplici, orecchiabili, facilmente cantabili da tutti, quasi spoglie per la totale assenza di fronzoli e di ricercatezze. E’ proprio in questa genuinità, in questa incisività che risiede tutto il fascino, il carattere dirompente dello stile di questo cantautore.
James Blunt è accompagnato da una band composta da quattro elementi oltre a lui: un bassista, un chitarrista, un batterista e un tastierista.
Ha suonato ininterrottamente tutti i brani, alternandosi al pianoforte e alla chitarra, dando prova di una versatilità, di un’ecletticità davvero sorprendenti.
Ha spesso proposto versioni acustiche, in cui soltanto lui era allo strumento e in cui troneggiava la sua voce delicata, dal timbro a tratti leggermente rauco, un po’ impastato, duttile e sinuoso. Durante queste esecuzioni sopraffine il silenzio regnava sovrano: non una parola, non un commento, non un grido di gioia da parte dei fans, quasi come se non si osasse interrompere quella magia e quell’incantesimo, neanche con il minimo respiro o il minimo fruscio.

James Blunt è caratterizzato da una vocalità alquanto particolare: anche in questa circostanza non si è mai avventurato in tonalità troppo alte, non ha mai sforzato le note, non è mai ricorso al canto di gola. Per realizzare gli acuti ha adottato quasi sempre la tecnica del falsetto,a cui arriva sfumando, glissando, passando con facilità, spontaneità e naturalezza dal canto di petto a quello di testa in modo quasi impercettibile.
Ha ottenuto così un continuum armonico in cui tutto si fonde, in cui non riusciamo quasi a cogliere e a distinguere i contrasti della sua timbrica vocale.
L’unica critica che si può muovere dal punto di vista canoro è che spesso, sulle note in falsetto, James Blunt sembra incerto, non sempre in grado di mantenere una perfetta intonazione negli acuti più lunghi. In molti punti, infatti, la sua voce risulta addirittura calante o crescente, spesso quasi si affievolisce.

Il concerto è durato più di un’ora e mezzo e si è svolto ininterrottamente, senza pause. A metà dello spettacolo James Blunt si è gettato fra la folla che lo acclamava con garbo ed entusiasmo. Improvvisamente, poi, è salito su una pedana su cui campeggiava un pianoforte.
La pedana si è sollevata da terra e si è spostata verso la parte della platea che non era rivolta verso il palco. In questo modo l’artista inglese ha accontentato l’intero pubblico, esibendosi in modo che tutti potessero guardarlo direttamente in faccia, favorendo anche coloro che, per svariati motivi, non erano riusciti ad accaparrarsi i posti migliori.

Spesso ha scherzato con i suoi musicisti, si è mosso con scioltezza sul palco pur non scatenandosi in veri e propri balli. Tutto ciò indica la giovialità, la cordialità e la semplicità di una persona con cui risulta facile identificarsi, poiché sembra proprio di trovarsi di fronte al classico ragazzo della porta accanto. Il clue di quest’atmosfera informale, scanzonata e quasi conviviale è avvenuto quando, al termine dell’ultimo bis, James Blunt si è rivolto verso la platea scattandole una foto.

I brani di James Blunt sono tutti all’insegna della dolcezza, della passionalità, del romanticismo estremo ma mai stucchevole e melenso. Fra le canzoni da lui proposte in concerto valela pena ricordare You’re beautiful, l’ormai celeberrimo pezzo che ha decretato l’indiscusso successo a livello internazionale di questo straordinario artista. Ha poi eseguito Same mistake, Coz I luv you, I’ll take everything, Goodby my lover, High, canzone che gli ha conferito notorietà in Italia attraverso lo spot di un famoso gestore di telefonia.
Non sono mancati momenti di riflessione e di impegno sociale grazie al brano No Bravery, ispiratogli dalla professione di ufficiale dell’esercito inglese, esercitata fino al 2002: ha svolto questo servizio anche in zone di guerra, come nel caso della partecipazione in veste di comandante alla guida di un contingente di trentamila soldati a Pristina, in Kosovo.
Durante la canzone è andato in onda un video che mostrava immagini in bianco e nero degli orrori della guerra e dell’inaudita violenza perpetrata dall’uomo.

Ovviamente i pezzi proposti appartengono per la maggior parte al secondo e ultimo album di James Blunt, All the lost souls.

Un concerto, il suo, decisamente all’altezza delle aspettative di fans e addetti ai lavori. Una performance che gli garantisce, ammesso e non concesso che ve ne sia bisogno, un posto di spicco fra le punte di diamante del nuovo panorama musicale internazionale.

Punteggio: 8

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Pubblicato da
Alba Cosentino

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