La storia di chi fugge, Elena, e quella di chi resta, Lila, compie un nuovo passo e accompagna i telespettatori negli anni Settanta. L’attesa terza stagione de “L’amica geniale”, tratta dal terzo libro della quadrilogia bestseller di Elena Ferrante, arriva su Rai1, da domenica 6 febbraio con la serie di Daniele Luchetti in quattro prime serate e rivela che Elena e Lila sono diventate donne.
La vita le ha costrette a crescere in fretta: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione.
Elena Ferrante ne fa il simbolo di una nuova, durissima realtà femminile che affronta il grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili. E ci racconta come, pur divise dalle scelte e dalle opportunità, Elena e Lila rimangano sempre unite da un legame fortissimo e ambivalente, a volte evidente nella dolorosa e inevitabile alternanza di esplosioni violente o di incontri che riservano loro prospettive inattese.
Personaggi de “L’amica geniale”
Elena “Lenù” Greco
Grazie al successo del suo primo romanzo, Elena è una scrittrice di professione. Nel corso della serie si trova a lottare contro il blocco dello scrittore. Sposa Pietro Airota, ma si sente sempre più trascurata dal marito e combatte il ruolo di moglie “tradizionale” che Pietro le ha implicitamente assegnato. È una donna in cerca della propria identità: divisa tra le sue radici nel rione e il presente nell’intellighenzia italiana.
Raffaella “Lila” Cerullo
Dopo aver lasciato Stefano Carracci, vive con Enzo ed è un’operaia nella fabbrica di salumi di Bruno Soccavo. Lavora in condizioni disumane che la portano ad ammalarsi. Quando incontra Elena, Lila appare smunta e consumata dai ritmi della fabbrica, ma non ha perso il suo acume e la sua vivace intelligenza: di notte studia informatica con Enzo, insieme hanno l’obiettivo di cambiare la loro condizione di vita.
Giovanni “Nino” Sarratore
Alla presentazione del romanzo di Elena, la difende dalle aspre critiche di un giornalista conservatore. Fa parlare di sé attraverso i suoi articoli e arriva a essere citato anche dall’illustre suocero di Elena, Guido Airota. Grazie a lui entra in contatto con Pietro, con cui lega. Proprio attraverso l’amicizia con Pietro, Nino ritorna nella vita di Elena con effetti sconvolgenti. Negli anni in cui non si sono visti, Nino ha sposato una ragazza di buona famiglia e viaggia spesso per lavoro.
Pietro Airota
Fidanzato, poi marito di Elena. È un grigio accademico, molto concentrato sul suo lavoro. Pur professandosi ateo e progressista, mostra in diverse occasioni un’attitudine e un modo di pensare da conservatore. Ferisce attraverso la sua indifferenza Elena che, dopo il matrimonio, inizia a trattare come una massaia, ignorando il suo percorso accademico e professionale. Nel corso della serie la distanza tra i due si acuirà sempre più.
Adele Airota
Madre di Pietro, è una donna molto importante nel campo dell’editoria italiana, grazie a lei Elena ha pubblicato il suo primo libro e resta il suo punto di riferimento per ogni sua pubblicazione successiva. È una donna determinata che trova sempre il modo di piegare le situazioni secondo il suo volere, incurante dell’effetto che la cosa potrebbe avere sugli altri, come ad esempio il banchetto di nozze a sorpresa organizzato ad insaputa di Elena.
Immacolata Greco
Madre di Elena, è una donna dura e pragmatica che non concede né a sé stessa né alla figlia di farsi manipolare. Teme che il matrimonio civile sia un modo di Pietro per piegare Elena e si oppone strenuamente. Resta comunque presente per sua figlia e si mostra oltremodo protettiva nei suoi confronti. Ha dei modi molto bruschi, ma dimostra il suo affetto con le sue azioni. Ha vissuto una vita difficile e per lei è estremamente difficile abbassare la guardia.
Enzo Scanno
Il compagno di Lila, dolce e protettivo nei suoi confronti, è esattamente l’opposto di Pietro. Premuroso e attento, non fa altro che encomiare i successi di Lila, la sua intelligenza, la sua innata capacità di apprendimento. Resta costantemente al suo fianco anche durante il terribile periodo della malattia. Insieme a lei studia per il corso per corrispondenza dell’IBM. La sua passione e il suo candore fanno colpo anche su Pietro, affascinato dal mondo dei calcolatori.
Bruno Soccavo
Il proprietario della fabbrica di salumi e insaccati dove lavora Lila. È un uomo meschino e viscido, famigerato per molestare costantemente le operaie nell’essiccatoio. Quando ci prova con Lila, lei reagisce con aggressività. Dopo aver letto l’articolo di Elena sembra sentirsi genuinamente tradito, mostrando un lato vulnerabile e sensibile. Ma si smentisce nuovamente quando si libera dei manifestanti di sinistra, sguinzagliando contro di loro estremisti del Movimento Sociale Italiano.
Note di regia
‘Storia di chi fugge e di chi resta’ è un grande romanzo che – mentre giravo – definivo “epico domestico”. Perché ogni giorno provavo a tenere assieme due elementi: quello che ricordavo delle dinamiche familiari personali in quegli anni (il domestico), e gli echi della storia che entravano in casa mentre fuori tutto provava a cambiare (l’epico).
Il mio intento è stato quello di raccontare in modo veritiero e interessante il tentativo di “liberazione” delle donne di quell’epoca. A me quegli anni lontani sembravano vicini per ragioni anagrafiche, ma non è stato lo stesso per gli attori. Mi
sono trovato spesso a spiegare a persone molto più giovani di me cosa fosse stata la rivoluzione dei costumi degli anni ‘70 e a chiedere loro di identificarsi in quei tentativi di cambiamento e dissoluzione, per poterne rappresentare credibilmente quell’energia dubbiosa che ne costituiva la materia.
Ho dovuto spiegare come si parla quando si parla di ideologia. Come si pronuncia un discorso politico senza diventare ridicoli. Come si fa a far credere al pubblico che i personaggi stiano vivendo uno smottamento culturale che è partito dai convenzionali anni ’60 e che ha portato ad un nuovo modo di vedere le cose. Il lavoro principale ha coinvolto Margherita e Gaia, che interpretano Elena e Lila, e che dovevano, nonostante la loro giovane età, rappresentare donne che crescono, che cambiano, che vivono desideri e maturità di donne più grandi di loro. Il loro talento mi ha permesso di mantenere non solo una grande credibilità, ma anche di mostrare quello che era usuale negli anni ’70: famiglie più giovani di quelle contemporanee. Le nostre mamme e i nostri papà erano poco più che adolescenti quando hanno fatto figli, messo su casa e questo cast lo ha messo in scena brillantemente, stimolando le loro emozioni in zone che per loro non sono ancora state vissute.
‘Storia di chi fugge e di chi resta’ ha deciso da sola come farsi mentre davo risposta a questa e a mille altre questioni. Il personaggio di Elena Greco, attorno a cui tutto ruota, si trasformava impercettibilmente, passo dopo passo così come cresceva l’attrice. In questa stagione Elena sembra avanzare, e allo stesso tempo regredire ogni volta che entra in relazione con i personaggi della sua vita precedente. Mentre Elena è a Firenze, dove la sua vita è potuta ricominciare da capo, si permette trasgressioni, acquista decisione, maturità, forza, e quando torna a Napoli, tra la sua famiglia e l’eterno conflitto/amicizia con Lila, sembra regredire ad uno stupore infantile. Un passo avanti, un passo indietro in oscillazioni che somigliano a quelle di ognuno di noi.
Ho mantenuto la linea dei personaggi avventurandomi nella mia interpretazione della loro evoluzione. Ho cambiato il paesaggio italiano che li accoglie, portando la narrazione per quanto possibile in esterni aggiungendo allo stile del teatro di posa quello del cinema in strada. Nel racconto di questo decennio ho usato i procedimenti del cinema che mi appassionava da adolescente, quello degli anni ’70, così come le prime stagioni erano benedette dall’influenza del neorealismo. Nella direzione degli attori, nella macchina da presa e nell’uso del colore, ho immaginato di lavorare in “quegli” anni.
Sono entrato in punta di piedi in una serie che aveva già alle spalle un olimpo di autori: Elena Ferrante, Saverio Costanzo, Laura Paolucci, Francesco Piccolo ed un esercito di attori che già erano i personaggi da prima di me. Eppure quando avevo una domanda preferivo prendere in mano il romanzo in cerca di soluzioni. Sulle pagine, invece di risposte, trovavo spesso altre domande. I libri della Ferrante hanno questo fascino di precisione sfuggente, che lascia libertà di interpretazione all’interno di uno schema psicologico implacabile e sempre acutamente vero. I suoi libri sono libri cosmo, che hanno dentro tutto, e che permettono molti tipi di lettura senza che l’ispirazione di fondo vada perduta. Con qualunque occhio la si guardi, la storia di Lila e Lenù è sempre la stessa e sempre differente, profonda, fine e popolare. Avere l’onore di filmare semplicemente la verità della loro trasformazione è stata fonte di piacere inesauribile. (Daniele Luchetti)