“Trapanaterra” nasce da un’idea di Dino Lopardo – drammaturgo diplomato al Master in Drammaturgia e Sceneggiatura dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” – che ne ha curato la regia insieme a Mario Russo e la drammaturgia insieme a Rosa Masciopinto.
L’atto unico è il racconto dell’incontro di due fratelli, ma anche di due destini: quello di chi parte dal Sud in cerca di un possibile futuro alternativo e quello di chi vi resta, intrappolato in un presente non scelto, ma imposto dalle necessità. “Trapanaterra è un viaggio di rimpatrio – racconta l’autore – “il resoconto di una famiglia del Sud distrutta da un destino ineluttabile. Lavoro, corruzione, potere, tradizione, familismo amorale, abbandono e identità culturale sono gli elementi che fanno continuamente staffetta nel testo”.
L’azione si svolge in una Lucania che genera figli, ma – priva dei mezzi necessari per farli crescere – si affida al padre padrone “ENI- TrapanaTerra” e si rassegna alla distruzione della sua natura, alla malattia e alla morte di chi resta.
Nonostante il tema realistico, lo stile della scrittura e dell’interpretazione è reso in chiave assurda, grottesca e tragicomica, il ritmo evocativo di alcuni momenti si trasforma spesso in struggente malinconia.
Il dialogo – affidato ai personaggi del fratello Ritornante e a quello del fratello Residente ovvero Rit e Res – si sviluppa in un dialetto frutto di contaminazioni calabre e lucane.
La musica curata da Mario Russo – suonata dal vivo e con molti strumenti costruiti ad hoc – pur iniziando come rivisitazione contemporanea di arie popolari, si evolve ina una composizione originale.
La scenografia vuole simulare la struttura di un impianto petrolifero: da un prototipo in plastica PVC si è arrivati alla gabbia di tubi in alluminio. L’uso di materiali metallici ha lo scopo di sfruttare le altre potenzialità dei tubi come creatori di suono e contenitori di strumenti musicali, ma anche di sviluppare la struttura in altezza in modo da permettere caratterizzare l’azione scenica che si svolge su due livelli.
Lo scenografo Andrea Cecchini collabora con il light designer Paolo Vinattieri per studiare la possibilità di un’illuminazione interna alla scena, gestita dagli attori stessi, rendendo lo spettacolo completamente autonomo da un punto di vista illuminotecnico, oltre che fonico: “Trapanaterra” è uno spettacolo di manifattura teatrale artiginale.
Importante l’apporto di Amelia Di Corso e Elena Oliva, giovani attrici che – per il progetto TrapanaTerra – seguono la comunicazione social-media e l’organizzazione, quest’ultima co-fondatrice dell’associazione culturale MADIEL Teatro – con sede a Brienza (PZ) – nata quest’anno per farsi carico dell’autoproduzione dello spettacolo.