La programmazione del Teatro Don Bosco, Potenza
Al via la stagione 2019 del Teatro Don Bosco di Potenza, anche quest’anno a cura dei Teatri Uniti di Basilicata che raggruppa stagioni dei teatri di diversi centri della regione.
20 Gennaio 2019 ore 20,30
SERENDIPITY
Serena Dandini approda a teatro con un’opera buffa che mescola il reading alla musica, “distrurbata” dagli interventi comici di Germana Pasquero. Tutto ha inizio da una semplice domanda di pensione che la protagonista ingenuamente pensa di poter ottenere dopo anni di onorata carriera. Ma l’insano desiderio si scontra con l’implacabile Legge Fornero che ha già rigettato milioni di inconsapevoli italiani. A negarglielo in scena è la Fornero in persona o meglio la sua migliore incarnazione (Germana Pasquero) che con il cinismo lacrimoso ormai noto toglie ogni speranza alla malcapitata. Inutili le rievocazioni di vicende, avventure, passioni e fallimenti che hanno costellato la sua avventura lavorativa: un’intervista-interrogatorio “non richiesta” da parte di una sulfurea Leosini (sempre Germana Pasquero) inchioda la Dandini alle sue responsabilità, svelando anche lati oscuri della sua vita. Dalla passione per i giardini a quella per la musica, dalle ossessioni per le cose inutili alle numerose debolezze, tutto viene messo a nudo senza pietà dal più famoso pubblico ministero della tv italiana. Una serata atipica, più che altro un happening sgangherato che si snoda tra comicità irriverente e riflessioni semi-serie, ma anche serissime, sul destino del genere femminile nel nostro paese.
THANKS FOR VASELINA
Sesto lavoro di Carrozzeria Orfeo, “Thanks for Vaselina” è un piccolo capolavoro sulle ipocrisie della società contemporanea e i falsi contesti strutturali di cui è pervasa. Uno spettacolo di un’ora e mezza che sa unire il cinismo con l’aspettativa di un sentimento d’amore ormai lontano e perduto. Oggi è anche un film prodotto da Luca Barbarossa.
L’esilarante storia di un traffico di droga dall’Italia al Messico per uno spettacolo “dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari”. Gli Stati Uniti d’America, con il sostegno dei paesi alleati, hanno deciso di bombardare il Messico, distruggendo tutte le piantagioni di droga e classificando le numerose vittime come “effetti collaterali”, con il pretesto di “esportare” la propria democrazia.
Fil e Charlie, due trentenni dal presente incerto per non parlare del futuro, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di marijuana e, con opposte motivazioni, decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale andamento del mercato esportando la droga dall’Italia al Messico.
Drammaturgia Gabriele Di Luca
interpreti Gabriele Di Luca , Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Ciro Masella, Francesca Turrini
musiche originali Massimiliano Setti
luci Diego Sacchi
costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara
disegni e locandina Giacomo Trivellini
organizzazione Luisa Supino
regia Gabriele Di Luca Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
IL MISANTROPO
All’interno della sterminata (e un po’ invecchiata) produzione comica di Molière c’è un testo che non ha paura dei secoli che passano e che, pur con un livore comico strepitoso, assomiglia alla sua tragedia personale e – al tempo stesso – al nostro mondo contemporaneo, alla nostra misera Italietta marcia, putrefatta e vittima degli stessi nemici di Molière: ipocriti, approfittatori, nepotisti lobbisti, venduti, comprati e corrotti. Il Misantropo è una storia così tragica da diventar ridicola. Un testo che tra tanta civetteria, convenzioni e barocchismi dorati, si stringe come un nodo alla gola e sembra il ritratto perfetto del momento che stiamo vivendo: la disillusione verso un mondo non meritocratico, dove la soluzione è sempre nel compromesso e spesso nella totale evasione dalla legalità, dove la menzogna trova strade più facili e tollerabili della verità.
Sentirsi un extraterrestre perché non allineato, uno stupido perché onesto, un reietto perché non interessato al clamore del mondo, un algido, un cinico, un fissato, un inquieto, l’attore di un vecchio teatrino démodé. Alceste non respinge ma è respinto da una società in cui non si riconosce, da un amore incapace di scegliere, da processi in cui è chiamato in ballo senza alcun motivo: non uno contro tutti, ma tutti contro uno.
traduzione e adattamento di Francesco Niccolini
con Sara Bevilacqua, Dario Cadei, Ilaria Carlucci, Ippolito Chiarello, Angela De Gaetano, Franco Ferrante, Luca Pastore, Fabio Tinella
assistente alla regia Daniele Guarini
scene Porziana Catalano Iole Cilento
costruzioni Damiano Pastoressa con un ringraziamento speciale a Angelo Linzalata
costumi Lapi Lou
luci Davide Arsenio
musiche originali di Paolo Coletta
regia di Tonio De Nitto
20 Marzo 2019 ore 20,30
Master Faber
Uno spettacolo di teatro-musica dedicato a Fabrizio De Andrè.
Tra il 1914 ed il 1915, il poeta americano Edgar Lee Masters pubblica una serie di epitaffi successivamente raccolti nell’Antologia di Spoon River. Ogni poesia racconta la vita di un personaggio. Ci sono diverse storie che coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani. Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River. Il bello dei personaggi di Edgar Lee Masters è che essendo morti non hanno più niente da perdere e, di conseguenza, confessano la loro vita in assoluta libertà. In virtù di un ingegnoso stratagemma, cambiando il titolo in “Antologia di S. River”, spacciandolo per una raccolta di pensieri di un quanto mai improbabile San River, il testo viene pubblicato in Italia durante il ventennio fascista, nonostante la contrarietà del regime a pubblicare letteratura americana, specie se espressione di idee libertarie. Nel 1971 Fabrizio De Andrè sceglie nove delle oltre duecento poesie e le trasforma in altrettante canzoni pubblicando l’album “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River.
2 Aprile 2019 ore 20,30
ROGER
L’azione si svolge interamente su un campo da tennis e rappresenta un’immaginaria partita tra un generico numero due e l’inarrivabile numero uno del tennis di tutti i tempi, un campionissimo di nome Roger. Un monologo su un tennista che da anni deve affrontare Federer ed anche, in qualche modo, Dio… senza riuscirvi. Nel corso della pièce evoca la partita che dovrebbe disputare e che, forse, si è già disputata, ma che è finita e non poteva che finire con la sua sconfitta.
La rappresentazione è completamente affidata alla centralità della parola e dell’attore e in scena sono presenti solo le poche righe bianche che disegnano un campo da tennis e due sedie, quelle sulle quali nei cambi campo i tennisti si riposano. Grazie alla forza interpretativa di Emilio Solfrizzi gli spettatori riescono comunque a vedere il campo, l’arbitro, la palla, la racchetta, i colpi.
scritto e diretto da Umberto Marino
con Emilio Solfrizzi
scene Francesco Ghisu
luci Giuseppe Filipponio
Cooproduzione con Leave Music
in collaborazione con Pierfrancesco Pisani
musiche Paolo Vivaldi
10 Aprile 2019 ore 20,30
IL PIACERE DELL’ONESTÀ
La differenza tra l’essere e l’apparire, tra la maschera e chi siamo veramente.
La società tiene a distanza gli onesti, ne ha paura: sono diversi e in quanto tali pericolosi, evidenziano le colpe e le mancanze delle cosiddette persone rispettabili, le cui maschere di onorabilità sono guardate con ammirazione e invidia. Come già in Pensaci Giacomino e in Ma non è una cosa seria Pirandello usa l’espediente del falso matrimonio su cui si confrontano personaggi costretti a togliersi la maschera dietro la quale hanno ingannato loro stessi e gli altri. Si rivela così il vero volto della varia umanità dei protagonisti. Chi finora era apparso al sommario giudizio degli altri un disonesto a cui affidare un’azione infame si rivela invece una persona rispettabile e chi agli occhi dei buoni borghesi godeva di alta considerazione, un marchese di alto lignaggio, si manifesta per quello che è: un uomo infido e mediocre nelle azioni e nei sentimenti.
Geppy Gleijeses Vanessa Gravina
di Luigi Pirandello con Leandro Amato, Maximilian Nisi, Tatiana Winteler, Giancarlo Condè, Brunella De Feudis
scene Leila Fteita
costumi Lina Nerli Taviani
musiche Teho Teardo
luci Luigi Ascione
assistente alla regia Marina Bianchi
regia Liliana Cavani