Un programma intenso di titoli rivisitati e messi in scena da registi e artisti di differenti generazioni e sensibilità. Quella del San Ferdinando di Napoli è una stagione 2019/2020 ricca di titoli e di proposte.
Programmazione del Teatro San Ferdinando di Napoli
17 ottobre – 10 novembre 2019
La stagione del Teatro San Ferdinando si apre con un grande omaggio a Eduardo La grande magia e a metterlo in scena c’è il regista spagnolo Lluís Pasqual, artista poliedrico e da sempre affascinato dal tema dell’illusione teatrale.
Durante uno spettacolo di magia, il Professor Otto Marvuglia esegue un numero con il quale fa “sparire” la moglie di Calogero Di Spelta, allo scopo di consentire alla donna di fuggire con il suo amante e facendo credere al povero marito che potrà ritrovarla solamente se aprirà, con totale fiducia nella sua fedeltà, la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Ma quando la donna, pentita del suo gesto ritorna sui suoi passi, il marito si rifiuta di riconoscerla, preferendo alla realtà della situazione l’illusione di una moglie fedele, custodita in quella magica e inseparabile scatola.
Eduardo De Filippo, a proposito di questa sua commedia in tre atti, scritta nel 1948 e rappresentata per la prima volta il 12 dicembre 1949 dalla compagnia ‘Il teatro di Eduardo con Titina De Filippo’ a Napoli, al Teatro Mercadante, dichiarò: «Ho voluto dire, che la vita è un giuoco, e questo giuoco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede. Ed ho voluto dire che ogni destino è legato al filo di altri destini in un giuoco eterno: un gran giuoco del quale non ci è dato di scorgere se non particolari irrilevanti».
28 novembre – 8 dicembre 2019
I luoghi di Scannasurice e di Trianon, lavori precedenti di Enzo Moscato, sono spazi contigui a quelli in cui si svolge Festa al celeste e nubile Santuario. Anche qui sono di scena un vicolo e un basso dove tre ‘insolite’ nubili sorelle vengono quasi fotografate in un’esistenza banalmente quotidiana, ripetitiva, solo riscattata dall’esaltato culto per la Vergine Immacolata e dalla rigidissima condotta etico-sessuale che ne consegue. I loro rapporti personali sono ferreamente gerarchici e improntati a un sistema di diritti-doveri-poteri appartenenti al più tradizionale schema angrafico-familiare: il comando assoluto è nelle mani di Elisabetta, la maggiore, l’inflessibile custode della virtù, propria e delle sorelle, come della giusta obbedienza ai dogmi e ai ministri della Chiesa; subito dopo viene Annina, la visionaria, colei che afferma di vedere e parlare con lo Spirito Santo, di ricevere ineffabili messaggi dalla Madonna, l’apocalittica e inascoltata voce che annuncia l’Evento, il sacro Evento che sta per realizzarsi sotto i loro occhi, tra le miserabili mura del loro basso, in mezzo a prosaici detersivi, caramelle, forcine per capelli; in ultimo c’è Maria, la muta, la totalmente priva di potere, ma anche l’enigmatico oggetto del miracolo, della imperscrutabile scelta divina.
In questa atmosfera così scarnificata e piamente devota accade che le fantasie, le reiterate filippiche di Annina incomincino a concretizzarsi, a incidere sensibilmente sul quotidiano, a trasformarlo, poco per volta in presenza dell’eccezionale, in una inusitata esperienza che non può non travolgere i consueti canoni esistenziali delle tre sorelle. Così simbolicamente Elisabetta perde gli occhi, indispensabile mezzo del suo controllo, quasi una punizione divina inflitta alla sua ortodossa sicumera; così Maria, passiva ancella, si trasfigura, attraverso incredibili fenomenologie (mestruazioni di colore celeste, gravidanza inspiegabile) nella epifania della Virgo Incontaminata, l’eccelso modello a cui si conformano in varia misura i tre personaggi.
L’epilogo è imprevedibile e sarà la stessa Maria, inspiegabilmente tornata in possesso della voce, a disvelare segreti e condotte che non hanno nulla di miracoloso e che individuano in Annina la tessitrice di un disegno, di un intrigo, che Maria spezza con le proprie mani e perpetua al tempo stesso, riproducendone la follia.
Premio Ubu 2018 alla carriera assegnato all’autore, attore e regista ENZO MOSCATO
20 dicembre 2019 – 5 gennaio 2020
Miseria e nobiltà. Miseria o nobiltà? Una cosa è certa, scrive il regista Luciano Melchionne nelle sue note, l’una non esisterebbe senza l’altra, così come il palazzo signorile, affrescato e assolato, non starebbe in piedi senza le sue fondamenta buie, umide e scrostate. Un perfetto ecosistema: senza un solo elemento, crolla l’intera ‘architettura’. In uno scantinato/discarica, mai finito e mai decorato, dove si nascondono istinti e rifiuti, tra le ceneri della miseria proliferano e lottano per la sopravvivenza ‘ratti’ che presto, travestiti da ‘cani o gatti’, sgomiteranno per salire alla luce del sole. Sono personaggi che trascinano i propri corpi come fantasmi affamati di cibo e di vita. ‘Ombre si dice siano, queste maschere, ombre potenti’ in bilico tra la miseria del presente e la nobiltà della tradizione, intesa come monito di qualità e giusto equilibrio. In un pianeta dove i ricchi sono sempre più ricchi, grazie ai poveri che sono sempre più poveri, non ci resta che… ridere. E qui Lello Arena giunge perfetto erede di quella maschera tra le maschere che appartenne a Eduardo e ai suoi epigoni. Ancora oggi, tra commedia dell’arte e tragicomica attualità, i personaggi di Scarpetta, privi di approfondimento psicologico, vivono e scatenano il buonumore e le mille possibili riflessioni che l’affresco satirico di un’intera umanità può suggerire.
Un’opera comica, dunque, per anime compatibili con la risata, in attesa del miracolo. ‘E cos’è il teatro se non il luogo dove il miracolo può manifestarsi?’ Tutto vive di nuovo e chissà che il sogno presto diventi realtà. Intanto, signore e signori, godiamoci le gesta goffe ed esilaranti di chi inciampa tra ‘miseria e… miseria’.
9 – 19 gennaio 2020
Nel 66 d.C moriva Petronio Arbitro, maestro di buon gusto alla corte di Nerone, travolto dalla repressione di una congiura alla quale sembra non avesse partecipato. Tradizionalmente si attribuisce a lui il romanzo noto come Satyricon, pervenutoci in forma frammentaria e noto al grande pubblico soprattutto per la geniale (e libera) rilettura di Fellini. Un mix di sorprendenti brandelli narrativi, tra sesso, strani riti, naufragi, risse, speculazioni d’arte, truffe ben congegnate e licantropi, tra i quali spicca qualche porzione più ampia come la celeberrima, scintillante Cena di Trimalchione.
Andrea De Rosa lo trasforma in teatro affidandosi alla penna sagace di Francesco Piccolo che così descrive il suo approccio alla riscrittura: “La decadenza di Roma, l’opulenza disperata, la corruzione, il mecenatismo un po’ burino. Le feste, le cene. Tutto questo è stato già raccontato da Petronio ed è però ancora tutto da raccontare. Provare a riscrivere e rendere contemporaneo il Satyricon, usando i tic linguistici della mondanità decadente di oggi, è sia elettrizzante sia in qualche modo naturale. Insomma, bisogna provarci”.
6 febbraio – 16 marzo 2020
L’Edipo a Colono, tragedia scritta da Sofocle e rappresentata postuma nel 401 a.C., riprende e prosegue la vicenda raccontata dallo stesso Sofocle nell’Edipo re, la storia collettiva della famiglia di Edipo, che aveva conosciuto grandi glorie e ancor più grandi sventure. Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere.
«L’Edipo a Colono di Sofocle – spiega l’autore – è forse il più alto paradigma del dolore. In esso risplendono le radici delle energie misteriose che il genere umano è stato chiamato a sfidare nell’arco di migliaia di anni. La trasmissione transgenerazionale del male brilla in una forma poetica in cui filosofia, ritualità e libero arbitrio si danno un appuntamento fatale. La lingua che riaccende le luci dell’istinto e della ragione dei personaggi, è un italiano eroso al suo interno dal vitalismo ellenico della Sicilia e di Napoli. Gli endecasillabi e i settenari che compongono la partitura di questo Edipo, liberano una polifonia ancestrale di suoni tesi ad illuminare il dramma del re cieco attraverso una potenza sensuale oltre che cerebrale. Il processo di conoscenza del sé racconta come tra sofferenza e bellezza esista una relazione strettissima e dice che l’arte non è fatta per guarire le ferite. Il percorso di purificazione di Edipo svela che la natura dei rapporti che l’uomo intrattiene con il proprio io, non sono di ieri o di oggi, ma di sempre». La messa in scena è del regista lituano Rimas Tuminas che per la prima volta nella sua carriera dirigerà un cast di attori italiani con un testo italiano.
27 febbraio – 8 marzo 2020
Pluripremiato e consacrato da un clamoroso successo di pubblico e di critica nel 2018, torna lì dove è nato al Teatro San Ferdinando, l’epopea in versi di Mimmo Borrelli, La cupa.
“Uno spettacolo che racconta una deriva” spiega Borrelli e che dopo la cosiddetta Trinità dell’Acqua (’Nzularchia – 2003; ’A Sciaveca – 2006; La Madre: ’i figlie so’ piezze ’i sfaccimma – 2010, tutti spettacoli prodotti dallo Stabile napoletano) apre la Trinità della Terra, “pianeta che viene risucchiato nel vuoto delle coscienze e della memoria del nostro tempo”.
La parola che da il titolo all’opera – cupa – va intesa nella doppia accezione, di sentiero stretto che s’apre nelle cave, e di buio metaforico, perché affondata nelle tenebre è la rappresentazione della violenta faida che vede contrapposte due famiglie di scavatori: quella di Giosafatte ‘Nzamamorte, malato terminale di tumore, e del terribile Tommaso Scippasalute. La cava contesa nasconde attività illecite di smaltimento di rifiuti tossici e cadaveri di bambini per il mercato degli organi, ma nasconde soprattutto il passato dei personaggi che la abitano. Ognuno ha il suo orrore inconfessabile, un inferno di colpe e delitti – tra omicidi, pedofilia, infanticidi, stupri – rimossi nel ventre dell’inconscio ma destinati a un eterno ritorno, proprio come la paternità negata di Giosafatte.
Premio Le Maschere del teatro italiano 2018: Migliore autore di novità italiana (Mimmo Borrelli), Migliore autore di musiche (Antonio Della Ragione) e Migliore scenografia (Luigi Ferrigno)
Premio Lo Straniero 2018
Premio Ubu 2018 Migliore regia e Miglior testo italiano
19 – 29 marzo 2020
Enrico Maria Lamanna mette in scena al Teatro San Ferdinando uno dei testi chiave del drammaturgo prematuramente scomparso di Castellamare di Stabia Annibale Ruccello Week end. Tutta la vicenda sembra uscita da alcune pagine della scrittrice Patricia Highsmith, ma Annibale Ruccello amava anche il cinema thriller e horror, infatti in questa piece troviamo anche il thriller e l’horror degli anni 80, basti pensare ad Halloween di John Carpenter e Vestito per uccidere di Brian De Palma. La protagonista Ida è un insegnante zoppa del sud trapiantata in una provincia di Roma che arriverà a parlare un dialetto oscuro dell’entroterra del sud, un dialetto magico come una cabala, come un esorcismo che terminerà in un profondo delirio misto al pianto. Un pomeriggio d’estate, un venerdì del 1984, Ida fa salire a casa sua un idraulico e… da qui tra canzoni di Mina, sapori francesi da nouvelle vague, sospiri, pensieri non detti, sudori, caldo e favole antiche, come in un thriller si consuma la storia.
3 – 5 aprile 2020
Arriva al Teatro San Ferdinando un insolito Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo per la regia di Luca De Fusco con la compagnia del Teatro Vakhtangov di Mosca. Lo spettacolo ha debuttato riscuotendo grande successo nello scorso gennaio a Mosca e nella prossima stagione sarà in scena a Napoli al Teatro San Ferdinando due giorni. Luca De Fusco nelle sue note racconta che è una grande sfida mettere in scena uno dei capolavori del teatro napoletano con attori russi. Il confronto tra due grandi tradizioni teatrali è stimolante, difficile, degno di essere tentato.
All’interno del grande repertorio napoletano ho scelto il nostro maggiore autore, Eduardo De Filippo, e il mio testo preferito tra i suoi maggiori Sabato, domenica e lunedì. È un testo dal vago sapore cechoviano, visto che racconta di piccole gelosie, piccoli risentimenti che diventano grandi per la sottile tensione familiare e per la naturale tendenza alla esagerazione dei napoletani che sembrano sempre recitare una parte. Lo stesso Eduardo fa dire ad un suo personaggio che la famiglia Priore somiglia ad una compagnia teatrale. Sia le piccole tensioni che diventano grandi e grottesche, sia l’aspetto metateatrale mi sembrano legare la cultura russa e quella napoletana. Ho quindi sottolineato questi aspetti insieme alla ipocondria del protagonista che si rifiuta continuamente alla vita, alla luce, alla bella giornata che traspare dalle finestre e che lui fugge continuamente. Il mio stile registico predilige situazioni drammaturgie surreali e che cambiano il colore dei testi. Per lo spettatore sarà molto interessante assistere a un grande classico di Eduardo interpretato da attori russi.
16 – 26 aprile 2020
AL VIA LE VISITE GUIDATE AL TEATRO SAN FERDINANDO
A partire da giugno sarà possibile visitare il Teatro San Ferdinando, tempio della drammaturgia napoletana, grazie al nuovo servizio di visite guidate curate da Artepolis, società che si avvale di guide di grande esperienza tecnica e professionale, altamente specializzate nel campo del teatro, della musica e della storia dell’arte.
L’itinerario prevederà la visita al camerino di Eduardo De Filippo e un percorso all’interno del foyer in cui è ospitata l’esposizione permanente dedicata all’Attore Napoletano; un vero e proprio museo, allestito e curato da Giulio Baffi, che racconta la storia del teatro dal café-chantant all’avanspettacolo, dalla sceneggiata alla commedia fino al teatro sperimentale d’avanguardia attraverso circa 400 cimeli. Le guide illustreranno ai visitatori fotografie d’epoca, manoscritti di Eduardo De Filippo, copioni di Antonio Petito, materiali, costumi e oggetti di scena attinti da collezioni private e appartenuti ad autori-attori del leggendario mondo teatrale napoletano: la mantellina di Pupella Maggio, una giacca di scena di Massimo Troisi, il celebre vestito da Pinocchio di Totò, uno smoking e un paio di occhiali autentici di Peppino De Filippo, oggetti di Titina De Filippo, Nino Taranto, Luisa Conte, Isa Danieli, Lina Sastri, Concetta Barra, Mario Merola e tanti altri. Un luogo ricco di storia che attira già tanti visitatori entusiasti della città e non solo.
Nei mesi di giugno e luglio, periodo in cui la città registra il maggior flusso turistico, le visite avranno cadenza settimanale (sabato mattina). Il costo sarà di € 8 (ridotto € 6 dedicato a under 30, over 60, abbonati al Teatro Stabile di Napoli e gruppi). Sarà possibile prenotarsi scrivendo all’indirizzo [email protected]
A partire da ottobre, inoltre, si organizzeranno visite speciali rivolte alle scuole durante le quali, oltre alla storia del teatro, verrà illustrato agli studenti il funzionamento della macchina teatrale e le varie fasi necessarie alla messa in scena di uno spettacolo. Le visite potranno essere inserite all’interno dell’abbonamento che il Teatro Stabile di Napoli riserva alle scuole è che è ormai diventato parte integrante del loro percorso formativo: il Quintetto studenti. Oltre ai 5 spettacoli in abbonamento, gli studenti avranno la possibilità di visitare il San Ferdinando pagando un supplemento di soli € 4.
Abbonamenti Teatro San Ferdinando di Napoli
La campagna abbonamenti al Teatro Mercadante e al Teatro San Ferdinando per la Stagione 2018/2019 partirà a maggio 2019.
L’abbonamento si compone di 10 spettacoli: 7 a turno fisso al Teatro San Ferdinando e 3 a scelta tra gli spettacoli al Mercadante e San Ferdinando.
Acquistando nei mesi di maggio, giugno e luglio un abbonamento al Teatro Mercadante e al Teatro San Ferdinando per la stagione 2019/20, si potrà usufruire di riduzioni fino al 30% e godere di ulteriori agevolazioni.
PROMOZIONE MAGGIO
Abbonamenti San Ferdinando entro il 31 maggio abbonamenti a soli € 80 anziché € 110.
PROMOZIONE GIUGNO
Abbonamenti San Ferdinando entro il 30 giugno abbonamenti a soli € 90 anziché € 110.
Abbonamenti San Ferdinando entro il 30 giugno abbonamenti a soli € 90 anziché €
110.
PROMOZIONE LUGLIO
Abbonamenti Mercadante entro il 31 luglio 20% di sconto
Abbonamenti San Ferdinando entro il 31 luglio abbonamenti al costo di € 100 anziché € 110.
CARTATEATRO
Costa 75 euro e consente 6 ingressi: 5 a scelta tra Teatro Mercadante e Teatro San Ferdinando e 1 obbligatorio al Ridotto.
CARTATEATRO GIOVANI <30
È nominale. Costa 30 euro e consente 6 ingressi: 5 a scelta tra Teatro Mercadante e Teatro San Ferdinando e 1 obbligatorio al Ridotto.
Biglietti Teatro San Ferdinando di Napoli
Teatro San Ferdinando Piazza Eduardo De Filippo 20, Napoli tel. 081 292 030 · 081 291 878