Una pièce leggera con toni caldi, a tratti bollenti. Così “Le bisbetiche stremate”, di scena in questi giorni al Teatro 7 di Roma. Tre amiche, tra finzione e realtà, si trovano a passare il Ferragosto in una località turistica della penisola sorrentina. L’assonanza di una frase araba con quella napoletana mette in moto una serie irrefrenabile di equivoci conditi da una buona dose di pregiudizio razziale.
Tra pettegolezzi, preoccupazioni e colpi di scena, lo spettacolo corre sul binario unico del teatro brillante, saggiamente arricchito da temi attuali come quelli della fecondazione assistita e del razzismo. Lo spettacolo presenta un buon ritmo, crescente e, tranne qualche impercettibile sbavatura, regge bene alla prova della messa in scena.
La pièce vanta un cast dal background importante legato al teatro brillante e alla televisione. Beatrice Fazi, nota al pubblico televisivo per il personaggio di “Melina” nella fiction della RAI “Medico in Famiglia”, tiene banco con una recitazione senza smagliature che ne rafforza l’innegabile talento. Tra l’istinto e la presenza scenica, la Fazi inscena alla perfezione il personaggio della pièce (l’amica incinta) lasciando intravedere doti artistiche che certamente possono andare al di là della mera recitazione da teatro brillante.
Federica Cifola, l’artefice dell’antefatto intorno al quale si snoda la storia delle “bisbetiche”, si lascia apprezzare per le sue indiscusse capacità di interpretazione del teatro della risata. Ritmo e mimica condiscono le parole, spesso ingrassate da sarcasmo e pregiudizi. E poi Giulia Ricciardi, padrona del linguaggio, battutara senza risparmio. Il suo personaggio gode del privilegio della sua creazione e mostra sfumature che raccolgono ampi consensi. Una prova anche di autore, quella della Ricciardi, già abbondantemente superata nei precedenti spettacoli della saga delle stremate, oggi giunta alla terza edizione.
Lo spettacolo de “Le Bisbetiche stremate”, in un atto unico per la durata di 70 minuti, supera brillantemente la prova del pubblico a giudicare dalle risate (dall’inizio alla fine), dall’audience teatrale ( applausi finali) e dal sold out di tutte le serate che hanno costretto gli organizzatori ad inserire nuove repliche all’interno delle date già fissate. Sipario. “Allà sta ‘u bar”!