Dopo lo straordinario Qualcuno volò sul nido del cuculo, Alessandro Gassmann dirige di nuovo Daniele Russo nella riscrittura di una storia “cinematografica”: l’adattamento teatrale firmato da Enrico Ianniello di Fronte del porto. Attore, scrittore, traduttore e regista non nuovo a esperienze di trasposizione scenica – ricordiamo i suoi i fortuna – tissimi adattamenti di Chiòve e I Giocatori del catalano Pau Mirò – Ianniello ha immaginato la storia a partire dall’omonima opera dell’americano Budd Schulberg (a sua volta ispirato da un’inchiesta giornalistica dell’epoca, diventata la base della sceneggiatura del film di Elia Kazan che vinse otto oscar nel 1954) e dall’adattamento teatrale realizzato, in seguito, dall’inglese Steven Berkoff.
Alessandro Gassmann, con la sua cifra inconfondibile, costruisce uno spettacolo che ci trascina nella Napoli di quasi 40 anni fa: i colori della moda sono sgargianti, la sonorità è quella dei film dell’epoca e un cast di 12 attori straordinari porta in scena una storia corale dalla forte carica emotiva e sociale, fatta di relazioni intense e rabbiose e di atmosfere cariche di suspance.
Note di Enrico Ianniello, autore dell’adattamento teatrale
Il porto di Napoli come il porto di New York? Come sostenere questa analogia teatralmente? Riflettendo su questa domanda, mi sono imbattuto in un film del 1979, La Camorra sfida, La città risponde. Lì, il proprietario di un piccolo cantiere nautico reagisce al taglieggiamento imposto da un clan. Le ambientazioni sono quelle proprie dei porti, con grandi capannoni per il rimessaggio, magazzini, piazzali e profili di grosse navi sullo sfondo. Il ritmo è sostenuto, la musica molto presente, i colori vivaci. Tutto assai distante dal film di Elia Kazan, certo. Eppure nel primo adattamento per il teatro di Steven Berkoff su cui mi sono basato – così come nei poliziotteschi napoletani di quegli anni – la presenza della musica è preponderante, gli stacchi tra le scene sono sempre sottolineati da un brano che porta avanti l’azione rompendo l’unità di tempo e di luogo, le dinamiche interpersonali sono riportate a un livello quasi bidimensionale, da tableaux-vivant.
Ecco allora l’idea che mi ha mosso in questo nuovo adattamento: fondere queste esperienze e trasferire Fronte del Porto nella Napoli dei primi anni ‘80 per giocare – dal punto di vista formale – con le musiche di quei film, con i colori sgargianti della moda casual di quegli anni, con i riferimenti culturali di quell’epoca (giusto per citarne uno: l’oro alle olimpiadi di Mosca di Patrizio Oliva, sicuramente un modello per il nostro protagonista), e con una lingua napoletana che in quei film si va italianizzando per darsi una veste di dignitosa comprensibilità nazionale senza perdere il proprio carattere e il proprio bagaglio espressivo. Era quella, inoltre, un’epoca in cui la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali.
Mi è infine venuta incontro la rispondenza geografica, che è per me – fin dai tempi di Chiòve – un’importante cartina di tornasole sulla congruità dell’adattamento. La nostra storia allora si sviluppa coerentemente tra Calata Marinella e la sua baraccopoli, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena Granili, l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi (la cui costruzione termina proprio nel 1980).
E, purtroppo, non è stato necessario inventarsi nulla per restituire credibilmente le storie di caporalato, soprusi e gestione violenta del mercato del lavoro in quello specchio della città che è il nostro Fronte del porto.
Note di regia di Alessandro Gassmann
Credo che in questo momento in questo paese non ci sia storia più urgente da raccontare di Fronte del Porto. Una comunità di onesti lavoratori sottopagati e vessati dalla malavita organizzata, trova attraverso il coraggio di un uomo, la forza di rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la libertà.
Ho chiesto ad Enrico Ianniello di spostare l’azione originariamente ambientata negli Stati Uniti degli anni 50, in una Napoli degli anni 80, dove la camorra era organizzata e presente tra gli operai del porto industriale.
Come già avvenuto per Qualcuno volò sul nido del cuculo, anche in questo caso la scelta è caduta su un testo ed una tematica che mi coinvolgono profondamente e che portano verso una ricerca di libertà faticosa. Ricostruiremo la vita del porto, le vite degli operai, i loro aguzzini, attaccandoci ai suoni, ai rumori, ai profumi ed alla lingua di questa città. Cerco sempre di ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli, pensando ad ogni tipo di pubblico, nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte popolare, di difficile esecuzione ma di semplice fruizione. Continua la mia collaborazione con il Teatro Bellini, struttura teatrale giovane e coraggiosa, la più vivace realtà teatrale di Napoli in questo momento, e mi piace continuare il mio lavoro di regista con Daniele Russo, nel quale ho trovato un interprete ideale e credibile per raccontare i limiti ed i difetti umani di protagonisti imperfetti, ma proprio per questo emozionanti.
Sarà un grande spettacolo, spero anche visivamente coinvolgente e sono felice di continuare la mia collaborazione con Pivio ed Aldo de Scalzi, che cureranno le musiche di Fronte del porto, con Mariano Tufano che disegnerà i costumi, con Marco Palmieri che disegnerà le luci di questo viaggio. Come per La pazza della porta accanto, mia regia di due anni fa su Alda Merini, firmerò le scene, che descriveranno più di venti luoghi e che immagino, con i loro movimenti, parte integrante della narrazione drammaturgica. A voi auguro di emozionarvi, divertirvi e vi ringrazio anticipatamente per l’attenzione. Buon viaggio
Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Prezzi: 18€ intero, 15€ ridotto, 10€ Under29