La band pugliese, già in attività da qualche anno, dà alle stampe un disco incredibile: cosa aspettarsi ascoltandolo? Caos ritmico allo stato puro: la voce “pazzoide” di Alfredo Colella si erge a grande protagonista in tutte le tracce, ben coadiuvata da meravigliosi fraseggi fra chitarre elettriche e classiche, il suono della fisarmonica sempre suggestivo, tocchi di synth, batteria e basso che regalano una sezione ritmica “piena” che rende questo disco fresco, fortemente ballabile e dunque molto adatto ad essere riprodotto live.
Come definire gli U’Papun? C’è un po’ di tutto questo nella loro musica: folk, rock, punk, pop, funk ed anche teatralità in un groviglio di suoni avvolgente.
La contaminazione è regina in tutto l’album: canzoni tutte diverse, per un unico filo conduttore che è l’energia e la carica che si recepisce dopo anche un solo ascolto.
Emblematici ad esempio i cambi di ritmo di “La danza degli insoddisfatti” o “Maledettissimi soldi” col suo pop rock contaminato per fare una fotografia dello spirito di questo lavoro davvero ben suonato. Echi di prog rock alla Pfm si scorgono in “La nèbbie”, uno degli episodi più riusciti dell’intero lavoro.
Il brano più bello del disco è, però, “Uomo qualunque”, assolutamente magico nelle sue venature acustiche.
Si racconta la vita di un mondo figlio del mercato e del dio denaro, che ha dimenticato la semplicità di un tempo: in particolare nel singolo “L’appapparenza”, impreziosito dalla partecipazione di Caparezza, si parla dello showbiz, e lo si fa senza mezzi termini, con un linguaggio tagliente e diretto.
“Fiori innocenti” è un lavoro incredibile: il contrasto fra le atmosfere più “spinte” e quelle più tranquille (come nella già citata “Uomo qualunque”) suggerisce quasi un ardito paragone artistico fra questo disco ed i quadri impressionisti, in cui luci ed ombre vanno in contrasto, colori forti e vivi si alternano a quelli più tenui e delicati.
Gli U’Papun sono tutto questo: una vera ondata di freschezza unita ad un tocco di rarefatta delicatezza che non guasta… ne sentiremo molto parlare!
Recensione a cura di Piero Vittoria
Punteggio: 8