L’alchimia dei fatidici anni ’80 in questo nuovo lavoro c’è tutta.
L’apertura dell’album è affidata a Once More, che ha fatto da apripista all’intero lavoro, pezzo new romantic come sempre, connotato da un ritornello energico ed accattivante e da una chitarra e un pianoforte particolarmente dolci.
Tutto l’album si ascolta con piacere e si apprezza come il gruppo sia voluto tornare sulle scene faticando per ottenere un ottimo prodotto tra passato e presente, non vivendo quindi solo del proprio consolidato status.
Cut A Long Story Short, Gold, True tanto per citarne alcune, hanno un riff ipnotico, sono riarrangiate in maniera egregia; la voce di Tony Hadley è bellissima come sempre, graffiante, corposa, seducente; in questi brani troviamo gli ascolti che caratterizzavano le giornate di quando eravamo un pochino più giovani…
L’impatto sonoro è perfetto nelle tracce I’ll Fly For You, Only, When You Leave, Through The Barricades, She Loved Like Diamond, come se il tempo non fosse mai passato, magicamente uguali a se stessi come negli anni ’80, ma nel contempo aderenti, con stile, con nonchalance, ai tempi che corrono.
Gli assoli di sax di Steve Norman, la chitarra di Gary Kemp, il basso di Martin Kemp, la batteria di John Keeble e la splendida e superba voce di Tony Hadley nelle canzoni Communication, Lifeline, With The Pride e Love Is All – che chiude questo scrigno di magnifiche perle nere – fanno scorrere l’album all’ascoltatore invogliandolo dopo aver ascoltato ogni singolo pezzo a rimettere su il cd fino a consumarlo.
In effetti ci siamo resi conto recensendo Once more che è inutile descrivere ogni brano: l’unica cosa da fare per rendersi conto del vero valore degli Spandau Ballet è ascoltarli, perchè questo album ha tutte le carte in regola per non venire mai riposto nei meandri della dimenticanza nè dei nostalgici nè dei più giovani.
Bentornati…
Punteggio: 9