Risulta estremamente difficile, se non addirittura impossibile, illustrare e sintetizzare in poche righe la carriera e lo stile di artisti di grosso calibro, di quelli, cioè, che hanno fatto la storia della musica. Con Sing for you, però,ancora una volta Tracy Chapman, la “black voice” del soul al femminile per antonomasia, l’ha fatto lei stessa alla grande, avendo deciso di “cantare per noi“: come al solito si è riproposta in modo assolutamente discreto, quasi in punta di piedi, senza chiasso, senza clamori.
Ancora una volta Tracy Chapman ci delizia con uno stile raffinato, semplice e sobrio, con atmosfere calde, avvolgenti, decisamente intimiste che rievocano il dolce tepore di casa, il clima tranquillo e rilassato delle rassicuranti mura domestiche.
Il brano è preceduto dalla voce di Tracy Chapman che scandisce il tempo e dà il via.
Inizia con un’entrée soft, appena accennata. Le prime quattro battute sono suonate esclusivamente alla chitarra: si tratta di note orecchiabili, immediatamente cantabili, assolutamente facili da metabolizzare ed interiorizzare.
Il ritmo è in quattro quarti e richiama l’atmosfera di una filastrocca, di un motivo che ci entra subito in testa, ci ipnotizza per non lasciarci più. E’ una sorta di tormentone che ci invoglia a canticchiarlo a nostra volta.
L’ambientazione ricorda quella di un teatro, in cui sta per iniziare un importante balletto: le luci sono spente, il silenzio regna sovrano, la platea è in trepidante attesa. Ad un certo punto inizia gradatamente la musica. Dopo qualche battuta, l’étoile della canzone fa il suo ingresso cauto ma trionfale al tempo stesso, con una voce dalle tonalità lievi, tenui, dalle tinte color pastello, ma dal timbro pregnante, deciso, grintoso, scattante, incisivo.
Tracy Chapman valorizza i toni più bassi, crea un clima raccolto, soffuso, informale, riservato, come si suol dire, a pochi intimi.
Dopo le prime quattro battute entra la batteria che si percepisce appena e produce un ritmo tranquillo, seppur abbastanza sostenuto.
Caratteristico, a questo proposito, è l’utilizzo preponderante delle spazzole che conferiscono al pezzo un’atmosfera ovattata, quasi jazzata, crepuscolare e nebbiosa.
Nel ritornello Tracy Chapman sembra tenere il tempo con la voce, riproducendo ripetutamente la sillaba “Do“, sempre per portare avanti l’idea del motivetto leggero, melodico, assai musicale che chiunque può seguire.
L’ultima strofa torna ad essere sospesa, ancora più pacata delle precedenti poiché, come le prime battute del brano, è caratterizzata dalla totale assenza di strumenti all’infuori della chitarra.
Tracy Chapman non è nuova a questo stile che, anzi, predilige e che adotta spesso, alternando strofe eseguite da più strumenti ad altre assolutamente acustiche, in cui primeggia la sua voce davvero particolare, inconfondibile, una voce che non eccede mai in tonalità troppo alte, che non arriva mai a toni esasperati ed esasperanti, che ben si adatta all’armonia, alla semplicità, all’essenzialità delle sue melodie e dei suoi testi dolci, profondi, efficaci e diretti.
E’ proprio in questa sobrietà, in quest’essenzialità che risiede il vero talento e il segreto del successo di un’artista, ma soprattutto di una donna, che ha sempre messo al centro della propria vita e della propria musica la genuinità e l’immediatezza, perseguite grazie ad un’attività certosina, scrupolosa, instancabile, a fronte di competenze e di una preparazione tecnica notevoli.
Mostrandosi sempre leale con sé stessa e coerente con i propri principi, le proprie scelte e i propri orientamenti, è riuscita a raggiungere una fama invidiabile, nonché ad ottenere il rispetto e l’approvazione di critici e fans, mettendo così d’accordo due blocchi da sempre in netta contrapposizione.
Punteggio: 9