Scrivere di un’artista che si stima particolarmente è cosa assai insidiosa, ma il dovere di ascoltare il nuovo album di Silvia Mezzanotte per poi farne una recensione quanto più obiettiva possibile è priorità.
Lunatica è l’ultimo lavoro in studio di questa donna grintosa e dalla voce inconfondibile; dodici canzoni che, tra inediti e cover, svelano lati nuovi musicali ed anche del suo carattere.
L’album si apre con Silvia che freddo, un pezzo al femminile nato dalla sinergia con l’autrice Grazia Verasani che ha cercato di cogliere l’aspetto più solitario dell’artista che, dismessi gli abiti e i sorrisi di scena, si trova spesso a fare i conti con i ritmi e le ombre imposte dalla vita da nomade. Il testo non brilla per eccesso di originalità e, seppure in stile pop-rock, la voce di Silvia appare un po’ sprecata, in sordina.
Ecco poi la prima cover dell’album: Oggi un Dio non ho è una sorta di mantra della laicità contemporanea, una canzone di Raf che oggi più che mai risulta attualissima.
Stavolta la voce si adagia bene al pezzo, anche se non trova il fisiologico sfogo alla Silvia Mezzanotte. Nota dolente: questa cover risulta essere troppo vicina all’originale, manca di vita propria e di spirito d’azzardo verso un’interpretazione e un arrangiamento più personali.
Si passa così alla terza traccia che riempie l’aria di tonalità roche, abbastanza soprendenti per la usuale vitalità canora di Silvia. Si tratta di Ma il buio, una canzone il cui testo in effetti porta a prendere colori musicali più cupi, in cui irrompe nell’ultimo refrain un vocalizio acuto che squarcia l’atmosfera di speranzosa malinconia.
Il ritmo cambia e trasporta l’ascoltatore su onde e su suoni dal tratto gitano: Al di là del mare è il duetto che regala una bella dinamica al connubio tra Silvia Mezzanotte e Goran Kuzminac.
Goran porta il tempo e rende il senso del testo scansionandolo con la voce sensuale e un po’ rude, mentre la Silvia riesce a rendere più morbido e fluido questa sorta di dialogo.
Il fare è malizioso e civettuolo, le dinamiche vocali e musicali si sposano bene. Un appunto: in certi tratti, ad occhi chiusi e cuffie alle orecchie, la suggestione che stia per partire un accenno di Vacanze romane dei Matia Bazar è forte!
A questo punto, quasi a metà album, la voce si Silvia riesce a sbocciare e ad elevarsi proprio come ci si aspetterebbe grazie alla canzone Era già tutto previsto. Un pezzo piacevole all’ascolto e che riesce a trasmettere chiaramente tutto il pathos e la carica emotiva autentica dall’interprete.
Ancora più sentita e interiorizzata dalla Mezzanotte appare la canzone successiva: Non c’è contatto. Il testo è universale, forse anche troppo; la fragilità di questa canzone risiede proprio in questo, perchè da un punto di vista musicale ma soprattutto dal punto di vista canoro questo pezzo ha una sua forza evidente, regalata anche da acuti efficaci e sinceri.
Lunatica Beatrice è una sorta di spartiacque tra due parti dell’album, così come sembra essere idealmente divisa la canzone in due parti non del tutto scorrevoli tra loro.
C’è inizialmente dolcezza e poi man mano sale la grinta della voce di Silvia, non altrettanta grinta si trova nell’arrangiamento: appagante la chitarra sul finale che, però, non trova tutto l’appoggio di una parte ritmica che possa sorreggere anche gli acuti. Un accenno doveroso alla volenterosa ma insufficiente rullata di batteria che, ahilei, sembra stare solitaria e un po’ spaesata nel contesto della canzone.
Quando l’amore perde è un pezzo dalla bella acustica, resa tale dalla sua semplicità. Un brano che non vince nè perde, schiacciato dalla prevedibilità dell’andamento.
I cori, seppur contestualizzati, svaporano la carica che solo la voce di Silvia riesce ad apportare, in mancanza della quale non sarebbero degni di nota.
Ecco nuovamente una cover di successo: Non abbiam bisogno di parole. Anche in questo caso, come in Oggi un Dio non ho, manca originalità rispetto alla versione proposta da Ron, anche se c’è da registrare una crescita del pezzo nella seconda parte.
Ci avviamo verso la fine del cd e – come si suol dire – dulcis in fundo Silvia interpreta le ultime tre canzoni in maniera mirabile.
La fine della notte è un pezzo delicato, dolce, struggente eppure nell’atmosfera malinconica trapela speranza e positività. La voce si presta perfettamente ad interpretare tanto la tristezza, quanto l’orgoglio e il senso di rivalsa.
Ancora proiettati su queste belle note, arriva Le parole che non ti ho detto a stendere l’ascoltatore definitivamente ed in maniera positivissima: bello il timbro, bella la dinamica e piacevole la melodia.
La voce ci ricama su, segna punti perfetti, segue testo e metrica con maestria, grinta, naturalezza. Questa è La Canzone dell’album intero: quella più riuscita, quella più sorprendente, quella che esalta ogni sfumatura e singolo artista che c’è dietro l’esecuzione del pezzo.
Il finale di questo album è affidato alla meravigliosa La Cura di Franco Battiato.
Chiunque si avvicini a questa canzone rischia di compiere un sacrilegio, poichè il pezzo ha una vita tutta sua, a prescindere da chi la interpreta.
Silvia ne è palesemente rispettosa ed ampiamente ispirata, già conscia della forza di questo brano che, forse in virtù di tutto ciò, non risulta essere eccessivamente personalizzato.
Innegabile notare quanto bene si sposi la sua voce con testo e musica, ma la scintilla non scatta: forse, però, è solo troppo forte la sensazione totalizzante della versione originale de La cura.
In conclusione, questo album non sembra esaltare del tutto le indubbie qualità di interprete di Silvia, per via dei molti toni bassi che poco regalano dello spettro vocale di questa grandiosa artista.
Altra nota stonata sono probabilmente i molti finali sfumati che danno al progetto un sapore anni 80 poco adatto all’immagine e alla persoanlità di Silvia.
Il cd torna nella sua custodia, corredata di un booklet la cui prima immagine è una Silvia Mezzanotte sorridente, sbarazzina, con quell’aria da ragazzina monella e scanzonata che tanto piace; all’interno, tante foto che mostrano la donna dalle molte sfumature, tutte raccontate in questo album, tutte mirabilmente catturate dall’obiettivo di chi l’ha fotografata.
La curiosità di ascoltare tutto l’abum dal vivo è tanta, per poter appurare quante delle suggestioni raccontate in questa recensione trovino posto anche on stage.
Punteggio: 6