Il suo è un progetto discografico forse fuori dagli schemi del mercato di oggi, ma per questo ancora più apprezzabile: cantautorato puro, fatto di suoni morbidi, a volte rarefatti, che regalano magia. Un lavoro intimo e delicato, uno dei migliori degli ultimi anni, nato dalla grande passione dell’artista per la musica e la scrittura. Va lodato il tentativo di cercare di non essere mai banale, di non cedere cioè a sonorità “commerciali”: niente è studiato a tavolino, ma tutto appare spontaneo e fresco.
Le canzoni di Paolo nascono in maniera semplice, quasi di getto, insieme ai suoi amici e fidati musicisti, che lui ama definire Banditi, che lo accompagnano anche nelle sue esibizioni live. Da lodare la produzione di Giulio Berghella, amico di vecchia data dell’artista abruzzese, che lo ha saputo spronare a tirare fuori il meglio della la sua anima cantautorale, per troppo tempo rimasta nascosta. Insieme i due hanno deciso di investire seriamente su questo progetto, all’inizio nato solo per la voglia di fare esperienza in studio, ma poi evolutosi pian piano in maniera più professionale attraverso concerti teatrali, collaborazioni e forte interesse sul web e da parte dei mass media.
I protagonisti del disco sono proprio quelle Anime sotto il cappello che raccontano le loro storie di vita e di quotidianità: ognuno di loro sembra quasi invitare l’ascoltatore a carpirne i segreti.
Si tocca con mano il fascino e la delicatezza dei dieci brani dell’album. Si comincia con la malinconica ballata acustica Parola ad un respiro. Il mercante dei sogni e Lo straniero di Via Garibaldi sembrano uscite dai migliori lavori di un De Gregori d’annata. Il fante a bastoni si apre con la poesia Quattro semi di Alessio Pelusi e si chiude con la preziosa partecipazione vocale di Cisco, ex leader dei Modena City Ramblers ed oggi apprezzato solista.
Una spanna sopra tutte le altre canzoni è la bellissima Se si potesse andare con la sua partenza pacata ed il successivo incedere, su un testo decisamente ben riuscito. Regala grande emozioni Una finestra chiusa, che con delicatezza tratta della perdita di due care amiche morte in un tragico incidente qualche anno fa. Il primo singolo estratto, che vede la partecipazione di Tony Turco alla voce e l’armonica, è Lo sposo e la spina di grano in cui il cantautore abruzzese racconta della sua visita a casa di Francesco De Gregori: non essendo riuscito ad incontrarlo lo ha così immaginato scendere e venirgli ad aprire (lo sposo) con in mano una spiga di grano raccolto dal campo che c’è a guardia del cancello … e lui (la sposa) imbarazzato e stupito che non sa cosa dire e fare.
Sentiremo molto parlare di Anime sotto il cappello, una grande scommessa nella discografia attuale, fin troppo plastificata e dominata da prodotti di facile consumo. Per Paolo Tocco un primo passo verso una radiosa carriera ricca di belle soddisfazioni!
Punteggio: 8