Ottodix, recensione di Chimera

Chimera è il quinto album in studio per Ottodix.  È un concept basato sulla fine delle utopie e delle ideologie del XX secolo.

Ottodix cover di ChimeraSonorità all’avanguardia, mix tra elettronica, pop orchestrale e sperimentazione, questo è un disco pomposo e maestoso, curatissimo negli arrangiamenti, complesso da capire ma proprio questa sua complessità ne arricchisce la bellezza all’ascolto: scoprire traccia dopo

Sonorità all’avanguardia, mix tra elettronica, pop orchestrale e sperimentazione, questo è un disco pomposo e maestoso, curatissimo negli arrangiamenti, complesso da capire ma proprio questa sua complessità ne arricchisce la bellezza all’ascolto: scoprire traccia dopo traccia un mondo musicale strano e futuristico che guarda però ai suoni degli anni’80 senza farne mistero è un viaggio affascinante e al tempo stesso stimolante.

Il gusto retrò e la classicità che si mescolano alla modernità sono come si legge anche sul sito ufficiale “un affresco del caos della contemporaneità, che è tutto fuorché semplice, basic, minimal”: è questa una definizione che calza a pennello per questo nuovo lavoro di Ottodix.

Per la prima volta troviamo nella sua musica i fiati da grande orchestra, armonie ricche di archi, cori epici e come detto un certo gusto retrò per i suoni tipici dei primi del ‘900 che ben si mescolano all’elettronica, alle chitarre elettriche e a sonorità pop di tendenza.

I testi? Passionalità, denuncia e citazioni dalla storia, ma anche e soprattutto la complicata attualità sono protagonisti delle canzoni che raccontano di tanti personaggi, del surrealismo inglese degli anni ’60 e ’70, di una Londra borghese e in bombetta, la cultura sensazionalista americana e tutto questo si capisce anche dall’accattivante grafica del cd.

L’artwork è curato proprio da Alessandro Zannier, artista poliedrico “deus ex machina” del progetto Ottidix, da lui creato nel 2002.

Una delle caratteristiche da sempre alla base dei lavori di Ottodix è sviluppare appunto i suoi concept anche nelle arti visive e nella scrittura ed in “Chimera” questo aspetto è particolarmente riuscito, visto che si sviluppa secondo tre diverse declinazioni artistiche: il disco, ma anche una serie di mostre itineranti e un cortometraggio.

Tornando al disco, è composto da 15 tracce, fra cui 4 interludi strumentali che ne accentuano la sperimentazione quasi in stile soundtrack.

A fianco di Zannier ci sono  i fedeli Mauro Dix Franceschini alle percussioni e Antonio massari alla chitarra.

Si comincia con due pezzi,  Ucronia e Apocalisse, che ben rendono lo spirito dell’intero lavoro, soprattutto il secondo dove i cori epici si avvalgono di atmosfere elettropop spinte ben supportate dalla voce cupa e fascinosa di Zannier.

Il primo singolo estratto, Post, è un sarcastico futurepop dal testo il cui refrain accenna al “revival ricorrente della nullità”.

Il primo interludio, Chimere in avvicinamento, conduce alla cupa L’Ultima Chiesa, che ci piace definire quasi uno “elettro spiritual”: a fine ascolto risulterà la traccia più strana, ma anche forse quella più intellettuale e affascinante.  

Mulini a vento metaforicamente  invita l’uomo a non arrendersi all’idea del compromesso.

Altro interludio, Golconda,  e spazio poi a King Kong che parla di guerra, Occidente ed emigrazione con sonorità che sembrano essere uno strano incrocio fra i Depeche Mode e Nine Inch Nails.

Gli arpeggi orchestrali, introdotti da una iniziale “rumoristica”, sono protagonisti di Chimera Meccanica a Vapore.

L’interludio Gli archivi di Tesla suona misterioso con un intro di sax ed il piano che lo asseconda per quasi tre minuti di suoni che spezzano il disco quasi in due, ma allo stesso tempo lo portano verso la sua parte finale nel migliore dei modi.

Napoleone è un vero tuffo negli anni’80: nel brano la vita dell’imperatore francese viene usata quasi come una metafora di vita “… io come Napoleone combatto soltanto le guerre d’amore”.

Gli ultimi due pezzi del disco, sempre introdotti dall’ultimo interludio, Stormi di Uomini Volanti, , sono uno l’opposto dell’altro: Fine del futuro, pur essendo forse l’episodio più debole del disco, ha comunque un impatto particolare, mentre la  conclusiva Le città immaginarie è il momento più soft e raffinato con gli archi che sono protagonisti su un testo inquietante.

Chimera non è un album per tutti, ma è audace e coraggiosamente spinto oltre ogni regola di mercato: sono stati scomodati paragoni “forti” per questo lavoro, si è parlato di un “The Wall post moderno”, di echi alla Depeche Mode o, anche guardando all’Italia, alla La Crus.

A noi piace semplicemente pensare ad un disco ardito, personale che ha saputo unire la canzone d’autore del passato con l’elettronica degli anni’80 guardando al moderno e forse anche oltre …. un disco talmente  avanti nel tempo da non sembrare quasi vero!    

di Piero Vittoria

Punteggio: 7

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Informazioni su Anna Bruno 321 Articoli
Anna Bruno è giornalista professionista, muove i suoi primi passi come cronista a “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Successivamente collabora con gli specializzati in viaggi (travel e food), tra i quali “Viaggi e Sapori” e “Gente Viaggi” e i maggiori magazine di tecnologie. Nel 1998 fonda l’agenzia di comunicazione e Digital PR “FullPress Agency” che edita, dal 2001, FullTravel.it, magazine di viaggi online e VerdeGusto, magazine di food & wine, dei quali è direttore responsabile. Appassionata di fuori rotta, spesso si perde in nuovi sentieri, tutti da esplorare. È autrice di “Chat” (Jackson Libri, Milano, 2001), “Viaggiare con Internet” (Jackson Libri, Milano, 2001), “Comunità Virtuali” (Jackson Libri, Milano, 2002), “Digital Travel” (Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2020),  “Digital Food”  (Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2020) e dell’e-book “Come scrivere comunicati efficaci”. È delegata dei giornalisti di viaggio delle Marche-Umbria-SUD del GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica). Digital Travel & Food Specialist, relatrice in eventi del settore turistico e food e docente in corsi di formazione.