I testi e le musiche di ogni singola traccia come al solito è raffinata, bisogna subito dire che non è stato semplice farsi un’idea di questo disco: quello che si può dire al primo ascolto è che non si tratta di un’opera convenzionale. Niccolò Fabi per questo album si è avvalso per la sua realizzazione della collaborazione di alcuni degli artisti più significativi del panorama musicale italiano attuale come RoyPace , Pier Cortese e Roberto Angelini.
“Una buona idea” apre il disco: “orfano di tempo e silenzio, dell’illusione e della sua disilussione”, parole che suonano come una dolce e struggente poesia, brano grandemente curato e caratterizzato da un suono soffuso.
“Io”, “I cerchi di gesso” e “Indipendente” anche se musicalmente diverse tra loro, sono legate da un filo conduttore di parole che portano sempre allo stesso punto: pace interiore, pacificazione, solidarietà, amore…
Prestazioni di rilievo anche nelle tracce“Elementare” e “Le cose che non abbiamo detto”, dove spicca la voce dell’artista che spesso si eleva in prolungati falsetti.
Un’ulteriore caratteristica di Niccolò Fabi sta nelle scelte compositive, perché non c’è mai nulla di banale nelle sue composizioni, ma continuiamo il nostro viaggio con la traccia numero sette dal titolo“Sedici modi di dire verde”, qui la voce si esprime pulita, calda e appassionata, con un sapor blues impeccabile mostrandoci il Fabi che non conoscevamo: “una strada di terra che inizia ai confini del niente,e il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via i pensieri che più della sabbia mi bruciano gli occhi questi occhi che ancora ringraziano di essere qui e la notte qui è notte davvero è la madre del buio ed il nero è soltanto un colore della realtà”; così quando pensi che tutte le note siano già state suonate, che tutte le parole siano già state scritte, e che la musica per te non abbia più nulla per stupirti ecco che salta fuori qualcosa di inaspettato che ti rimprovererà il tuo pessimismo da saccente critico.
Il narratore Fabi continua il suo viaggio con i brani “Lontanto da me”, “Verosimile” e “Indie”, canzoni che avvolgono, portano con sé la voglia di emergere, di respirare. Magnifici.
“Ecco” chiude questo capolavoro, dove voce e chitarra sono grandi protagoniste di questa poesia intensa, mentre gli altri strumenti si inseriscono sornioni solo nelle ultime note:“una freccia piantata in un ramoesce piano dalla corteccia e compie il suo tragitto al contrario e ritorna al suo arco Ecco”.
Il disco è terminato, che dire? “Ecco” è emozionante ed eclettico, a volte quasi crepuscolare, a volte maestoso per l’imponenza degli arrangiamenti e delle parole usate, da ascoltare ripetutamente per apprezzare le molteplici sfumature offerte dalla sua complessità.
Punteggio: 9