Quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa di Domenico Modugno: il cantautore bolognese Mirco Menna ha scelto di rendergli omaggio con un disco, “Io, Domenico e Tu” inciso dal vivo (il concerto è stato registrato presso La Casa della Musica di Trieste), dal 25 agosto disponibile in tutti i digital store.
Menna si approccia alle canzoni del grande Mimmo con lo spirito di chi ne vuole sottolineare l’assoluta attualità e modernità, seppur con quel pizzico di nostalgia e gusto retrò tipiche di un periodo unico per la musica italiana di cui proprio Modugno era l’esponente di spicco.
Accompagnato dalla guida artistica e produttiva di Francesco Paracchini, mette insieme una serie di canzoni che si susseguono quasi a voler raccontare una storia unica in un vortice di emozioni.
Appare subito chiaro all’ascolto che Menna personalizza i brani (in molto tratti del disco assumono venature jazz affascinanti), ma lo fa con grande garbo e con l’umiltà di chi sa di andare a toccare con mano un pezzo di storia dell’Italia.
Piace questo suo modo di reinterpretare il repertorio di Modugno con quel rispetto per le versioni originali con il desiderio però di metterci del suo.
I raffinati arrangiamenti esaltano l’intensità e la profondità della voce di Menna che non fa rimpiangere quella del Modugno dei tempi d’oro.
Il disco si apre con ‘O ccafè per poi passare al primo dei due medley presenti, contenente Amara terra mia e La lontananza sapientemente accostate. Particolare attenzione merita proprio La Lontanananza, certamente fra le più belle del repertorio di Modugno, qui proposta con una chitarra spagnoleggiante che ne mette in evidenza la moderna malleabilità.
Meravigliosa Resta cu’ mme in una versione delicata e soffusa con la voce di Menna che raggiunge l’apice dell’intero lavoro ed il violino che diventa grande protagonista.
La Donna Riccia ospita Mario Incudine alla voce.
Il secondo medley racconta il Modugno attore mettendo insieme Tre briganti e tre somari, Notte chiara e L’avventura.
Tu si ‘na cosa grande vede la presenza dell’incantevole voce di Patrizia Cirulli: è questo l’altro momento più alto del disco.
La Pasoliniana Cosa sono le nuvole viene personalizzata a dovere e diventa un piccolo grande gioiello.
Vecchio Frack non si discosta molto dall’originale e ne mantiene la profondità.
Il terzo medley racchiude le due canzoni più nazionalpopolari di Modugno: la celeberrima Nel blu dipinto di blu qui meravigliosamente jazzata e Piove, anch’essa rivestita di nuove sonorità e acrobazie vocali.
Io, mammeta e tu è un altro dei classici di Mimmo, anch’essa sapientemente ricantata mantenendone lo spirito allegro e divertente.
L’album si conclude con un trittico molto interessante: nella pizzica Tambureddu viene fuori l’animo pugliese ma salentino d’adozione del grande Mimmo; Cavaddu cecu de la miniera è ancora attualissima nella sua metafora di molte vite operaie; la sorpresa finale, Chi mi facisti fari, con Modugno non c’entra visto che è proprio un brano di Mirco Menna, ma riesce in pieno a mantenere lo spirito “modugniano” dell’intero disco concludendolo come meglio non si poteva.
Con Io, Domenico e Tu Mirco Menna fa pienamente centro: nelle sue tracce si respira la magia del Modugno d’annata e questo è il migliore omaggio che il cantautore bolognese potesse ad un maestro unico come lui, capace, come pochi, di portare la musica italiana nel mondo.
di Piero Vittoria
Punteggio: 8