Michele Di Toro, recensione di Echolocation

Echolocation“: tredici tracce di solo piano, tutte incise in pomeriggio in studio nell’aprile 2011 da Michele Di Toro.

Michele Di ToroUn disco coraggioso, emozionante che sa toccare le corde giuste: il musicista abruzzese Michele Di Toro è solo con il suo piano, nella dimensione a lui più naturale, quella dell’improvvisazione. Si lascia andare alle sensazioni

Un disco coraggioso, emozionante che sa toccare le corde giuste: il musicista abruzzese Michele Di Toro è solo con il suo piano, nella dimensione a lui più naturale, quella dell’improvvisazione.
Si lascia andare alle sensazioni del momento, al suo saper trasmettere in musica le proprie emozioni.
Il “Piano Solo” è una dimensione molto congeniale a lui, non nuovo ad esperienze del genere. Ne viene fuori un album meraviglioso. Ogni pezzo strega l’ascoltatore che può trasformare in immagini personali ciascuno dei suoi singolo episodi.
La musica di Di Toro fa viaggiare, trasporta in un mondo incantato, pervaso di suoni affascinanti, intensi, liberi da ogni schema e seducenti come non mai: ci si abbandona ad atmosfere incantevoli ed incantate al tempo stesso.
Echolocation” è lungo flusso musicale: si arriva alla fine dell’ascolto rimanendo con la voglia di tornare alla prima traccia, per compiere di nuovo questo fascinoso ed evocativo percorso ricco di melodia.
I primi due brani sono il punto più alto dell’intero lavoro: “La favola continua“, delicata e suadente, colonna sonora ideale per una serata a lume di candela. “15 luglio” raggiunge livelli unici di raffinatezza.
“… al chiaro di luna“: il titolo dice già tutto, un autentico invito a farsi cullare da queste note proprio al chiaro di luna.
Il giardino segreto” è un momento a sé stante del disco, con bei cambi improvvisi di ritmo. Nella title track Di Toro accarezza i tasti del piano con più grinta, quasi a voler cercare nuovi spunti.
Senza te” ha sprazzi di vellutata malinconia e “Dr. Jekyll & Mr Hyde” rappresenta i due volti di questo piano solo: uno più soft e tranquillo e l’altro più aggressivo e forte.
La lunga suite “Appunti e disappunti” racchiude tracce che nei titoli portano i nomi di musicisti che Di Toro ama particolarmente poiché, a suo modo di vedere, completi dal punto di vista ritmico, armonico e melodico.
Cita così i vari Bartok, Prokofiev, Chick Korea, Debussy e Stravinsky a testimonianza anche del suo sviscerato amore per la musica classica ed il jazz.
Distorti saluti” chiude il disco con un suono del piano volutamente distorto, più “sporco” e diverso da quello pulito e fluttuante del resto dell’album.
Non casuale, ma scelto volutamente il titolo: “Echolocation” sta ad indicare il punto dove nasce il suono. Di Toro cercava un approccio alla sua musica che nascesse da un dettaglio e poi durante l’improvvisazione si trasformasse in materia sonora e ci è riuscito in pieno.
Qui si racconta la personalità di un artista originale, autentico e sincero che tocca con questo coraggioso lavoro vette altissime.
Ci piace chiudere con una frase contenuta nel booklet che ben  racchiude lo spirito di tutto il disco:   “La musica, a prescindere dal genere trattato, è volano che esalta l’anima, rallegra il cuore , parla nell’universo attraverso un unico canale, superando incomprensioni, lingue parlate, idiomi, muri“.

Punteggio: 9

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