La colpa del trapasso non va solo attribuita alla contaminazione elettronica dei Subsonica o all’eterno ripetersi di Vasco Rossi ma forse è il caso di dire che sono anni che in Italia non si ascolta del rock di alti livelli in un disco di un artista emergente…
Finalmente quindi posso affermare che il rock italiano è resuscitato grazie all’audacia di Luca Mancino, il quale ci propone un disco in cui c’è spazio anche per delle tastiere mai troppo insistenti ma sempre necessarie nelle sonorità.
Nove tracce di puro pop dall’ampio respiro in questo esordio di Luca Mancino, cantautore molisano dall’animo gentile ma al tempo stesso aggressivo quanto basta.
Del resto se i marchi che leggete nel retro della copertina sono Protosound Polyproject, Automatic, Cramps e Edel c’era già a priori la garanzia di qualità…
Testi che entrano subito in mente, rapidi ed efficaci, musiche che traggono spunto dal migliore pop dell’America e dell’Inghilterra sono i tratti caratteristici di “Libera”.
Il drumming sempre preciso e puntuale di Carlo Porfilio, il basso di Andrea Fiadone e le tastiere di Mattia Strazzullo danno decisamente un grande aiuto alla voce e alle chitarre di Luca Mancino che nonostante l’assenza quasi totale di un vero e proprio assolo non vi deluderanno mai.
Difficile identificare il pezzo migliore fra i nove, poiché il livello è quasi sempre paritario, ma certamente quel quid in più lo potrete trovare in “Sarai”, in “Prenditi l’anima” e nella title track.Tutto suona quindi perfetto, dalla produzione di Domenico Pulsinelli, il quale ha anche registrato e mixato l’intero lavoro e dal mastering di Marco Vannucci e persino il packaging è curato in ogni singolo aspetto a cominciare dal progetto grafico, dalle fotografie e dall’artwork a cura di Vincenzo Cianciullo.
E mi raccomando occhio anche alla ghost track che in realtà è la stessa “Lasciati andare” che si interrompe bruscamente (come se fosse stata stoppata una cassetta) con un effetto di classe che sa di vintage.
di Marco Vittoria
Punteggio: 7