Luca Loizzi, recensione di Luca Loizzi

Luca Loizzi presenta il suo album d’esordio che porta proprio il suo nome: il titolo è appunto “Luca Loizzi“. Ecco la recensione di FullSong.

Sorprende il disco d’esordio di Luca Loizzi: il motivo? Presto detto: la canzone italiana ritrova un interprete originale che ha saputo trovare il giusto equilibrio fra musica e poesia.Questo è un disco che ignora decisamente

Sorprende il disco d’esordio di Luca Loizzi: il motivo? Presto detto: la canzone italiana ritrova un interprete originale che ha saputo trovare il giusto equilibrio fra musica e poesia.
Questo è un disco che ignora decisamente le mode del momento ed i canoni tipici del mercato odierno: nove tracce fresche ed immediate, ma al tempo stesso molto raffinate.
Ironico e tagliente nei testi, il cantautore pugliese passa in scioltezza dal folk, a ritmi sudamericani, a canzoni alla Buscaglione, fino al blues: Loizzi sa il fatto suo e con la sua chitarra acustica disegna  piccoli affreschi di vita quotidiana.
Forte l’influenza della migliore tradizione della canzone francese e di Gaber nella sua musica, con un tocco di grande personalità che rende il tutto più “pepato” ed accattivante.
Loizzi dà libero sfogo alla sua camaleontica ispirazione nelle nove canzoni presenti: tante citazioni letterarie, ma anche spazio a metafore a tratti ardite, un gergo che pesca dal mondo di oggi, un disinvolto uso di  “non sense” ed idiomi stranieri, una vena sarcastica e provocatoria che narra l’Italia di oggi senza peli sulla lingua: decadente o romantica? All’ascoltatore il compito di capire quale visione ci voglia regalare della nostra cara nazione!
Ogni brano ha una sua precisa identità e rappresenta un capitolo a sé stante: si passa dal swing, al blues, al folk fino al jazz con naturalezza. Tutto appare ben coeso ed il disco convince in pieno proprio per la sua varietà. Sono gli arrangiamenti acustici tutt’altro che complicati la carta vincente dell’album.
Nota di merito anche all’artwork: il cd è realizzato in formato digipack bianco lucido: sulla cover compare Luca Loizzi in posa classica che richiama l’iconografia tipica di “Orfeo”, quasi ad ottenere l’effetto mini quadro fra le mani, con la riproduzione di una tela di Dario Agrimi.
Il cd si apre con il singolo “Quando meno te lo aspetti”, dai forti echi folkeggianti che vanno ad incontrare la canzone d’autore.
Il secondo brano “Tutti quelli” riporta ad un Buscaglione d’annata: forte la denuncia senza peli sulla lingua di tutte le ingiustizie che sono purtroppo all’ordine del giorno nella società odierna.
Un’inaspettata virata verso il funky rende “Che fastidio” il pezzo più frizzante del disco: in mezzo una citazione delle sonorità sudamericane di Carlos Santana per un ennesimo cambio di ritmo.
“Via Ripamonti” segna un altro spiazzante momento su un testo che sa di nostalgia.
“Taglio di corda” è forse l’unico episodio debole dell’intero lavoro.
“Pillole” spinge a battere il piede, grazie al sempreverde ed affascinante suono della fisarmonica.
“Di notte” è probabilmente l’episodio più riuscito.
L’arrangiamento forsennato della parte iniziale de “Il pazzo” fa da contraltare alla seconda tumultuosa parte della canzone.
“Milano” è la ballad che chiude il disco: la chitarra dall’impronta blues fa da sfondo alla cronaca di una giornata milanese di tutti i giorni.
Luca Loizzi fa dunque centro al primo colpo: sarà interessante vedere la futura evoluzione del suo modo di scrivere. Certo è che queste sue visioni musicali un po’ retrò ci piacciono e dunque la strada intrapresa sembra essere quella giusta.

Recensione a cura di Piero Vittoria

Punteggio: 8

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