Una Roma “super massiccia” – così è stata definita dallo stesso Ligabue – ha accolto l’inizio del tour Stadi 2010 del rocker di Correggio. Un caldo umido ha accompagnato sin dal mattino i fan in coda ai cancelli che, alle ore 21 in punto, hanno visto apparire un orologio sui maxi schermi, per scandire l’ultimo quarto d’ora di calma prima dell’exploit musicale tanto atteso.
La band si presenta pimpante, allegra: sembra un gruppo di ragazzi che, dopo le prove in cantina, si ritrovano di colpo sul palco.
Il primo gran boato è riservato a Federico Poggipollini, il secondo – assordante – ovviamente a Ligabue che parte tiratissimo con i primi tre pezzi della tracklist di Arrivederci, Mostro!, l’album recentemente uscito. Si passa poi, con un salto di 20 anni all’indietro, a cantare le suggestioni del primissimo album di Ligabue. Sebbene le nuove canzoni siano state ben recepite dal pubblico (soprattutto i singoli estratti attualmente in rotazione radiofonica), sono per lo più i vecchi pezzi a far andare fuori di testa l’Olimpico, scatenato su Bambolina e Barracuda, innamorato su Piccola stella senza cielo e su Certe Notti, esagitato su A che ora è la fine del mondo.
L’ultima volta che ho visto Ligabue in concerto è stato nel luglio 2006, allo Stadio Arechi di Salerno, e l’impressione non è stata esaltante: grande musica ma poca empatia con il pubblico.
Stavolta invece, invitata al concerto da Giulia della Warner, mi sono dovuta positivamente ricredere: il Liga parla, ride, sorride, racconta, scatta foto proiettate sugli schermi, sembra darsi molto di più alla platea festante che è arrivata a Roma per esorcizzare il mostro, tanto per restare in tema con l’ultimo album di Luciano.
Il Ligabue Stadi 2010 è un tour ben strutturato, con una storia ben congegnata a tessere la trama di due ore di grande musica. Le animazioni sugli schermi non fanno altro che sottolineare temi, immagini, la storia d’Italia che passa tra le foto di chi l’Italia l’ha fatta grande (i vari De Filippo, Pavarotti, Rino Gaetano, Paosolini, Alda Merini, Valentino Rossi, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, De Sica senior e così via). Una storia coerente raccontata da un Ligabue che c’è dentro per bene: interprete preciso, racconta e si racconta ad un pubblico romano che ricambia con grande calore il privilegio dell’esordio del tour 2010.
La band reagisce con divertimento alla serata, sebbene qualche sbavatura c’è: d’altronde, è solo l’inizio di una nuova stagione live, c’è bisogno di rodaggio ma l’inagurazione non è affatto male, sottolineata da un grintosa batteria e da chitarre infuocate.
Il solito Poggipollini agitatore di folle (e di donne) entra al momento giusto, anche in veste di seconda voce, ma scontenta chi si aspettava il torso nudo: il Poggi stavolta si presenta con un beatlesiano completo beige che resterà al suo posto fino alla fine dello show.
A proposito di donne, una ragazza viene fatta salire sul palco; una passeggiata mano nella mano con Ligabue fino ad arrivare ad una poltrona in vimini con comodo cuscino bianco: questa la postazione privilegiata da cui godersi lo show nel tempo di una canzone. Questo momento, delicato e confidenziale, non sembra essere stato accolto nel migliore dei modi da una parte del pubblico sulle tribune che – davvero inspiegabilmente – ha rimbrottato e fischiato, almeno fino all’inizio della canzone. Invidia da fan? Chissà… Certo è che, quando una persona raggiunge il palco ed entra nel contesto dello show, non è la ragazza in sè per sè ad esser lì: in quel momento la fortunata diventa ogni fan lì presente, incarna il sogno di chi è lì con la voglia di passare una serata indimenticabile.
Ligabue a Roma sembra essersi trovato bene, sembra aver trovato il giusto feeling con il pubblico e ha ricambiato con entusiasmo, regalando uno show meno ingessato, più partecipato.
La fine del concerto è un messaggio di speranza per tutti, che il Liga lancia dopo aver ringraziato per l’ottima accoglienza tra “le tette di Roma“: prima di salutare, il rocker invita a non mollare, a “tenere botta” malgrado i tempi duri e i problemi che, bene o male, toccano tutti.
Speranza, sorriso, musica, caldo, partecipazione: il tour di Ligabue a Roma si è aperto con buoni auspici… il Mostro è avvisato: questa estate non la scamperà.
Punteggio: 7