In questo caso è il tema della nostalgia, del rimorso, del rimpianto, del ricordo a farla da padrona, anziché, come in passato, l’amore di coppia o l’amicizia; argomenti ricorrenti nella musica della cantante romagnola purosangue: un pezzo, questo, ispirato dalla scomparsa della nonna a cui Laura era molto legata.
Ancora una volta l’artista di Solarolo, nel Ravennate, è riuscita a fare breccia nel nostro cuore, a toccare le corde più profonde e sensibili della nostra personalità portando alla ribalta un’esperienza assai comune che, almeno una volta nella vita, ciascuno di noi, purtroppo, si trova a vivere e ad affrontare: quella della perdita di una persona amata e la conseguente tristezza e angoscia che ne deriva.
Il pezzo parte con un’introduzione voce e pianoforte, scelta sempre azzeccatissima nel caso di artisti che, come Laura Pausini, possono permettersi di mettere in risalto doti vocali indiscutibili e ormai assodate.
Un incipit ad effetto, che non può lasciare indifferenti ma che, anzi, cattura immediatamente e irrimediabilmente l’orecchio e l’attenzione dell’ascoltatore che quasi si ciba del calore irradiato dalle note struggenti e vibranti, dalla voce soave, corposa e melodiosa della nostra Laura.
Il refrain, poi, si manifesta in tutta la sua solennità, in tutta la sua grandiosità con l’entrata trionfale di tutti gli strumenti, in un accavallarsi, in un sovrapporsi armonioso, equilibrato, perfettamente calibrato: chitarre elettriche, archi, tastiere, basso, batteria.
Nelle prime due strofe Laura Pausini si mette a nudo, apre le porte della sua intimità rendendoci partecipi del suo lutto, dell’acuta mancanza che avverte dà sfogo a tutta la sua sofferenza, al suo estremo rammarico, al suo rimpianto per non essere mai riuscita ad esprimere fino in fondo l’immenso affetto che nutriva nei confronti della nonna.
Il suo è uno sguardo che si rivolge malinconicamente al passato, una sorta di digressione, la celebrazione sconsolata del tempo trascorso che non può più tornare.
Nel ritornello, invece, lancia un grido di dolore lancinante, quasi devastante per una verità simile ad un colpo mortale che ci viene sferrato inaspettatamente, una verità spietata, cruda, amara, quasi impossibile da digerire: “Invece no, non c’è più tempo per spiegare…”
Nella strofa successiva Laura cerca di portare a galla alcune parole, di far affiorare i ricordi dai quali lasciarsi cullare. Avvertiamo, in una sorta di approccio empatico, l’estremo sforzo, l’immensa difficoltà nel recuperarle, nel ripeterle, nel farle rivivere in assenza di colei che ne è stata protagonista. Quei frammenti, quegli stralci di discorsi e di vita pesano sul cuore come macigni.
Nel refrain seguente la Pausini si dilunga ancora ad esternare il suo rimpianto, il suo rimorso, il desiderio di poter in qualche modo riprendere la conversazione con la nonna ed aprire il proprio cuore a colei che ormai è solo un dolce e confortante ricordo, quello di una persona fondamentale nella sua vita, un punto di riferimento su cui contare, un autentico pilastro.
Ed ecco che arriviamo, quasi con dispiacere, al termine di questo viaggio, all’ultima strofa che, per struttura e tipologia, assomiglia in toto alla prima: è infatti eseguita esclusivamente al pianoforte. Laura lascia intravedere uno spiraglio di speranza: le nubi scure e lugubri della disperazione quasi si placano, si stemperano, si aprono facendo balenare un timido e tenue raggio di sole.
Questo nuovo stato d’animo di pace e serenità è reso perfettamente proprio dalla scelta di far parlare solo l’incantevole voce della Pausini.
Forse non è poi troppo tardi, forse si può ancora salvare qualche cosa: quel ricordo da conservare nel proprio cuore, un ricordo al quale affidarsi totalmente per continuare a vivere.
Punteggio: 7