Un lavoro condotto dalla produzione di Max Zanotti e VOLUME! Records, vero grande pop rock italiano di quelli che non devono mai mancare in una discoteca ricca di titoli di settore. Ed è sempre bello poter rivedere vivi e vegeti gli stilemi di un genere che ha reso famosa l’Italia e il suo costume in tutto il resto del mondo discografico. Ovviamente, correndo a fianco dei tempi moderni, parliamo oggi di un pop rock contaminato di mille ardimenti melodici e di arrangiamenti che spaziano dalle ballate classiche a toni più funkeggianti. Non deve mai mancare un calssico effetto radiofonico alla voce ne tantomeno un certo tipo di rullante di batteria. Ma detto questo non vogliamo che il disco de IL REBUS si infili in un circo di banalità. Tutt’altro. Grinta, energia e soprattutto personalità. Tematiche difficili, sociali, niente amore, niente rime, niente scontate soluzioni linguistiche. Si parla di un paese alla deriva, di grandi fatti di cronaca, si parla del precariato e delle sue tragedia e, neanche troppo sottilmente, di quel pensiero sempre più comune di come un sistema al di sopra delle arti e delle parole possa condizionare e guidare il suo popolo all’ignoranza per un maggiore controllo.
A cavallo della tracklist anche due brani scritti da Adriano Sofri ad incorniciare i fatti di Rosarno. Unica nota dolente: la voce. Bella, intonata e decisamente accattivante. Ma troppo, troppo simile (madre natura permettendo) a volti già noti che peraltro vivono e prolificano da anni esattamente in questo genere. Niente da dire, ma forse, in un’ottica di maggiore imprenditorialità discografica, avremmo preferito un maggior guizzo d’inventiva e di originalità nel cercare una soluzione che potesse restituire maggiore personalità ad un prodotto di suo già ben confezionato.
In rete anche il nuovo video clip del singolo “Avere Trent’anni”.
Punteggio: 7