Green Day in concerto a Torino, oltre 2 ore di spettacolo

Alzi la mano chi non ha mai pensato che i Green Day siano una band per ragazzine urlanti, esattamente come i Take That di dieci anni fa (ma più cattivi) o come i Tokio Hotel di oggigiorno (ma meno effeminati).

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Un’affermazione del genere non è del tutto falsa, se ci limitiamo a dare uno sguardo al giovanissimo pubblico presente giovedì 12 novembre al PalaIsozaki di Torino, farcito di 14enni con i capelli color pastello e di bambini con la cresta assieme ai loro immancabili genitori brizzolati.
Questa certezza si è sgretolata non appena è iniziato il concerto, l’ultimo del tour europeo della band di Oakland, dopo le tappe di Milano e Bologna del 10 e 11 novembre. I Green Day non sono solamente una moda, ma sono veri e incisivi come non mai, e hanno dimostrato tutto questo grazie alla loro capacità di enfatizzare e ampliare ogni aspetto della serata. Quasi tutte le canzoni sono decisamente più lunghe delle versioni originali, poiché intervallate da escursioni da parte del cantante tra i seggiolini del primo anello (Know Your Enemy), piuttosto che da medley anni ’60 (Shout), da battaglie con fucili ad acqua, da sfilate di moda del batterista Trè Cool o dai moltissimi scambi di cori alla Freddie Mercury col pubblico, un modo un po’ ruffiano di rendere partecipe la gente, se vogliamo.
Per questo motivo, e per la gran quantità di canzoni suonate (ventinove) il concerto è stato più lungo del solito, fino a raggiungere una durata di due ore e mezza circa, motivo per cui l’orario di inizio è stato anticipato di mezz’ora rispetto a quello previsto inizialmente.
Parlando di enfasi e di ampiezza non si può non menzionare la scenografia. I Green Day hanno voluto stupire il loro pubblico con effetti speciali e per questo si sono affidati a un video wall con una forma particolare, che poteva diventare all’occorrenza lo skyline di una città illuminata piuttosto che una serie di televisori impilati o un muro di fuoco. Ma non è tutto: botti, fuochi d’artificio, scintille e fiamme hanno fatto da contorno nei momenti più intensi… cose che non si vedono spesso in un palazzetto dello sport. L’intenzione dei Green Day è sembrata quella di lasciare al pubblico una sensazione di euforia uscendo dal palazzetto, non limitandosi ai cori e alle loro trovate pazze, ma facendo salire sul palco un sacco di gente dalle prime file per farli cantare, abbracciare i loro idoli e farli tuffare tra la gente. Ma la serata del PalaIsozaki non è fatta solo di trovate ingegnose per arruffianarsi il pubblico. La musica c’è, ed è suonata con potenza e passione dai tre componenti storici Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Trè Cool, accompagnati dal secondo chitarrista Jason White e dai poli-strumentisti Jason Freeze e Mike Pelino.
Molto spazio è stato dato agli ultimi due album della band, quelli che rappresentano la svolta nella loro discografia: American Idiot del settembre 2004 e l’ultimo nato 21st Century Breakdown, del maggio 2009. Ma non è mancata la consueta carrellata di classici tratti dagli album degli anni ’90, da Basket Case a Hitchin’ a Ride, da Brainstew a When I Come Around, passando per King for a Day e Longview.
Sorpresa generale quando Tré Cool e Billie Joe Armstrong si sono scambiati i ruoli per la vecchissima Dominated Love Slave, che ha rivelato il talento dei due alle prese con lo strumento altrui (chi avrebbe detto che Billie Joe è così bravo alla batteria?).
C’è stato spazio anche per un paio di cover: la già citata Shout degli Isley Brothers (che ricorderete se avete visto il film “Animal House”) e una sorprendente Highway to Hell.
Chiusura acustica con il trittico Last Night On Earth, Wake Me Up When September Ends e l’immancabile Good Riddance suonate da Billie Joe solo in mezzo al pubblico.
Se si vuol un piccolo appunto alla scelta delle canzoni eseguite, credo che due pezzi meravigliosi come !Viva la Gloria! e Before the Lobotomy non dovevano essere tagliati dalla scaletta a favore di altri pezzi più deboli.
In conclusione, se non si è alla ricerca del gruppo che deve fare la storia della musica, ma ci si accontenta di una band che spacca e ci fa passare due ore e mezza di sano divertimento, i Green Day sono un’ottima scelta. Purtroppo è una scelta che bisogna rimandare al prossimo tour, a meno che non li si voglia seguire nei concerti outdoor della prossima estate, al Parco dei Principi di Parigi e a Wembley.

Recensione a cura di Andrea Baglieri

Punteggio: 8

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