Emanuele Barbati, recensione di Come sempre

Suoni americani fanno da filo conduttore a “Come sempre“, primo progetto solista di Emanuele Barbati. Un vero mix di generi avvolge le sette canzoni presenti, rendendolo un lavoro piacevole che scorre bene all’ascolto proprio per questa varietà di colorazioni che lo pervade.

Come sempreSi passa con grande scioltezza dal pop melodico, al rock, fino allo swing ed il reggae: una vera ricchezza di contaminazioni che forse spiazza ma allo stesso tempo sorprende. La carta vincente di Barbati è

Si passa con grande scioltezza dal pop melodico, al rock, fino allo swing ed il reggae: una vera ricchezza di contaminazioni che forse spiazza ma allo stesso tempo sorprende. La carta vincente di Barbati è senza dubbio questa sua veste camaleontica, quella capacità cioè di spaziare senza rinchiudersi nella ricerca di un unico stile. Certo è evidente il riferimento ad alcuni standard d’oltreoceano, ma è allo stesso tempo chiaro che il ragazzo ha stoffa e personalità da vendere per imporsi!
Testi densi di emozioni ben si mescolano alla spensieratezza dei brani: gli anni passati a suonare punk rock in varie formazioni hanno regalato a Barbati la capacità di scrivere liriche e composizioni fresche e leggere che rimangono in mente subito.
Il singolo “Scacco matto” , già in rotazione, ha uno stile scanzonato, un sound ruffiano e molto americano in cui trova posto anche un bel tocco di trombone che ne accresce la bellezza.
“Tramonti e speranze” è forse il motivo più radiofonico dell’intero lavoro.
Una nota di merito va sicuramente a “Defaillance”, che ha un ritornello molto orecchiabile che arriva dopo un ritmo swing accattivante. Azzeccata la chiusura affidata a “Ragazza pazza” il cui testo ironico quasi dipinge un’ideale di donna da inseguire, ma ben lontano dalla realtà a cui si torna bruscamente (il testo ad un certo punto recita “…. e dimmi che mi bacerai …. ma mi ritrovo col naso in su a guardare quelle oche della tv”). 
Dovrà sgomitare Emanuele Barbati per farsi largo in un panorama italiano dove la figura del cantautore è fin troppo abusata, ma dalla sua ha una marcia in più: la spiccata ed irrefrenabile forza di saper far suoi i “tesori” americani che lo ha portato al raggiungimento di uno stile personale ricco di contaminazione e lo rende del tutto particolare rispetto ai suoi colleghi.

Recensione a cura di Piero Vittoria

Punteggio: 7

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