Il progetto ha origine da Cristiano Gianni, ex cantante degli Zero, band che a cavallo fra 1997 e 2002 si era guadagnata la stima della critica musicale. In Forse in un’altra vita ritrova alcuni suoi vecchi compagni d’avventura degli Zero e con loro cerca nuove strade attraverso un’accurata ricerca musicale. Questo è un lavoro che forse risente della mancanza di originalità, ma comunque ha le carte giuste per arrivare subito al grande pubblico, con la voce di Cristiano sempre magica e coinvolgente a farla da padrone.
Un ricordo lontano, primo singolo estratto che ha già riscosso molto successo fra gli addetti ai lavori, descrive l’amarezza per la constatazione di non vedere presente una persona di cui in un preciso momento avresti bisogno.
Galleggiare è una delle canzoni più riuscite del disco: cupa e rock allo stesso tempo con i suoi cambi di ritmo colpisce nel segno.
Stop è forse un po’troppo ruffiana e alla lunga stanca.
Tutto qui sembra riportare al rock indie inglese degli anni ’80, bel testo, ma anche qui non vediamo il giusto tocco di originalità.
Con Comedié a tiroirs si cambia finalmente registro: chitarre acustiche e fisarmonica si incontrano in un brano acustico fascinoso e veramente di ottima fattura.
Hey! Hey! Hey! è rock puro, senza fronzoli, ben suonato e cantato alla grande.
In Nove tentativi un buon loop elettronico fa da contraltare alla chitarra, ma anche qui qualcosa non funziona.
I’ve never been chiude l’album, rifacendosi senza troppi misteri al gotico rock dei Mission e di altre band inglesi maestre del genere.
Forse in un’altra vita è dunque un buon disco, ma intriso di troppe citazioni che ne diminuiscono le potenzialità: sicuramente ben suonato, con pezzi che potenzialmente potrebbero tranquillamente arrivare al grande pubblico, ma la pecca è sicuramente quella di non aver osato un po’. Inserire qualcosa di più personale avrebbe sicuramente giovato all’intero lavoro regalando ad esso un’impronta più riconoscibile. Peccato!
Punteggio: 6