E da qui si aprono scenari importanti di letteratura che francamente è impossibile non aver conosciuto, anche solo sentito nominare. Siamo nel braccio della totale natura bohémien, dello spirito umano che qui si traduce con un disco verace, analogico (perché analogica è la produzione), dal perfetto carattere live e low-fi senza però tralasciare la cura del suono (per quanto possibile), degli arrangiamenti e delle esecuzioni.
In merito alla scrittura, “Tropico” è un lavoro eterogeneo che fa mostra di bella musica italiana sotto sfumature jazz e swing piuttosto che andature Mambo e timidi colori indie nostrani. Momenti noir per esempio quando suona “La strada dei mulini a vento” e andamenti pop / rock di anni ’60 quando suona “L’estate di San Martino” oppure quando ascolto “Visioni a colazione” come non trovarsi teletrasportati in quelle liriche che ricordo inchiodate su pellicole “antiche”, un bel film con Johnny Dorelli o mille altre cose del genere. Insomma “Tropico” è un disco che non immaginavo, che ha poco a che fare con l’immagine di copertina che mostra un gorilla sgargiante in mille colori accesi per mano del pittore Domenico Demattia, e che in fin dei conti da un parte sembra rovistare tra mille cose per cercare la sua personalità e dall’altra sembra avere l’equilibrio e la maturità giusta per permettersi il lusso di fare della musica quello che vuole. Un disco che sicuramente vi consiglio.
Recensione di : Luca Marsi