“Ci sono solo due tipi di persone al mondo, quelle che intrattengono e quelle che osservano”: mai una frase ha potuto spiegare l’essenza artistica di questa 26enne ragazza della Louisiana come tale verso tratto dalla title track del disco Circus, una delle tracce meglio riuscite e più orecchiabili tra i 13 nuovi brani presenti all’interno del progetto.
Quando si pensa a Britney Spears non viene di certo in mente un personaggio dalle notevoli qualità vocali, con canzoni dalle melodie originali o dai testi profondi ed intensi. Britney non è una musicista, una cantautrice o una grande vocalist, la sua musica non è impegnata e nemmeno in grado di diffondere messaggi, ma il ruolo che più le si addice, quello di entertainer, le calza decisamente a pennello.
L’excursus discografico di Britney è formato da diverse tappe contraddistinte l’una dall’altra dall’inserimento di diverse influenze musicali nel background puramente pop che forma la sua impronta stilistica: r’n’b’, funky, hip-hop, tecno, reggae, elettro-dance sono i nomi delle tendenze artistiche che hanno caratterizzato vari singoli della carriera della cantante (Toxic, I’m a slave for you e Piece of me ne sono gli esempi maggiormente lampanti). In Circus tale commistione di generi è sapientemente presente e determina l’aspetto forse più rilevante e gradevole dell’intero disco.
Gli argomenti trattati nei nuovi pezzi sono, ad onor del vero, poco originali: storie d’amore, di attrazione fisica, di notti di divertimento, il tutto condito da una quasi scontata leggerezza, a tratti ripetitiva, sebbene vi siano presenti alcuni spunti alquanto inaspettati che vertono sulla sfera personale della cantante.
L’album inizia energicamente con la canzone apripista del progetto, la fortunata Womanizer, nella quale Britney, supportata da un sostenuto ritmo pop-dance, indirizza i suoi versi ad uno sciupafemmine di cui però non sarà vittima: “Ragazzo non cercare di flirtare con me/ Io so che cosa sei/ Mi fai impazzire/ Sei cosi’ affascinante/ Ma non cederò”.
Segue poi la già citata Circus, ben strutturato pezzo pop prodotto da Dr. Luke e Benny Blanco e intervallato da alcuni suoni che rimandano all’atmosfera quasi epica del circo, qui metafora del suo lato artistico: Britney è la protagonista del ring, la pista da ballo è il suo palco preferito, luogo in cui “Tutti gli occhi sono su di me / Come un circo/ Non stare li’ a guardare / Seguimi / Mostrami quello che sai fare / Lasciatevi andare, facciamo diventare questo pavimento un circo”.
Due sono i pezzi lenti contenuti nel disco, Out from under e My Baby: la prima, nonostante l’indubbia orecchiabilità del ritornello e la gradevole interpretazione della Spears, risulta nel complesso banale e poco ispirata; la seconda è una tenera dichiarazione d’amore verso i due figli avuti dal ballerino Kevin Federline a cui è associato un arrangiamento molto soft e forse troppo semplice. Entrambi i brani sono stati prodotti da Guy Sigworth, le cui passate collaborazioni con Bjork e Alanis Morrisette dimostrano che il lavoro compiuto per Circus sia decisamente sottotono rispetto alla sua media.
Musicalmente parlando, gli episodi maggiormente degni di nota e particolarmente intriganti sono Unusual you, midtempo elettro-pop caratterizzato da evidenti richiami – con le dovute differenze, sia chiaro – alla sperimentazione sonora dei Depeche Mode; Blur, brano dal sapore r’n’b’ e avvolto da un misterioso fascino trasmesso dal testo (si parla del confuso risveglio dopo una notte trascorsa in modo trasgressivo) e Mannequin, numero pop-dance intriso di sensualità e di suoni sincopati che ipnotizzano l’attenzione dell’ascoltatore verso la progressione della base musicale piuttosto che sui facilmente dimenticabili versi quasi sussurrati da Britney.
Altre 4 tracce fanno risplendere la vena pop dell’artista: Kill the lights ritrae la dubbia moralità dei paparazzi che seguono assiduamente ogni passo della Spears ed è introdotta da un annuncio, creato dalla voce del produttore Danja, nel quale si avvisa che “l’ex principessa del pop, ora regina, ha delle cose che vorrebbe dire”; If u seek Amy, invece, ruota intorno ad un gioco di parole alquanto audace, essendo la pronuncia delle parole presenti nel titolo una sorta di acronimo somigliante ad un termine prettamente sessuale ed è, ad ogni modo, improntata su un ritmo godibile che ha in passato caratterizzato diverse produzioni dell’artista.
Lace and Leather è un piacevole pezzo pop coadiuvato da un azzeccato uso di un giro di basso anni ’80, mentre Shattered Glass contiene delle danzerecce influenze hip-hop che fanno da contorno ad un testo in cui Britney si rivolge ad un ex-amante che l’ha tradita: “Ne valeva la pena? / Era ciò che stavi cercando? / Mi vedrai nei tuoi sogni stanotte / La mia faccia ti spaventerà tutte le volte/ Spero capirai che non potrai tornare indietro / Perché tutto ciò che avevamo si è spezzato come un bicchiere rotto”, canta l’artista in un ritornello molto orecchiabile e d’impatto.
Mmm Papi è una sorta di reggaeton dal sapore dance, mentre a chiudere l’album è Radar, traccia che vira su una marcata dimensione elettro-pop già presente nel precedente disco della Spears, Blackout, targato 2007.
In conclusione, Circus rappresenta un adeguato biglietto da visita per il ritorno sulle scene – e nelle classifiche – di questa tanto chiacchierata popstar, complice anche la ritrovata stabilità nella vita privata che ha portato la cantante ad usare in modo adeguato le proprie abilità vocali: tale scenario differisce in modo evidente rispetto al massiccio ausilio delle tecniche di pro-tools e di autotune per aggiustare al meglio la voce verificatosi nel già citato Blackout, registrato in un periodo difficile e di poca concentrazione sulla propria vita artistica da parte della Spears.
01. Womanizer
02. Circus
03. Out from under
04. Kill the lights
05. Shattered glass
06. If U Seek Amy
07. Unusual you
08. Blur
09. Mmm Papi
10. Mannequin
11. Lace and Leather
12. My baby
13. Radar
Punteggio: 7