Tanti sono gli anni di carriera del producer e dj (ma ovviamente anche cantautore) ligure Bobby Soul che torna oggi e sempre come volesse fare un punto della situazione, una sorte di dimostrazione di maturità. Eh si perché il funky americano di matrice “elettronica” (e le virgolette sono doverose), quel suono da gran gala o da club privè che si associava a lui, quel Mario Biondi dalle tinte berliniane oggi diventa un di carne e ossa semplice e quotidiana: nella scrittura riconosciamo sempre quel certo stile di sagomare i racconti, ma dalle mani suonano chitarre acustiche percussioni leggere. Anche del buon vecchio blues di dobro e di slides qua e la come nella bellissima “La torre di controllo” o come i sostenuti di aroma a bocca in “Chi non cerca trova” o come nella ruggine di Nashville del futuro che troviamo in “Ho scelto te”. Bellissimi sapori indiani anche in una traditional come “Zero” che regala suggestione con questo flauto di sottofondo. Un po’ l’opera di Bobby Soul e dei Blind Bonobos mi riporta a quel certo modo di sperimentare e suggestionare che sentivo in Claudio Rocchi di “Viaggio” (con le dovute distanze e differenze). Il singolo di lancio (che in rete ha un video assai divertente) rende difficile la comprensione del teste, forse la voce avrebbe richiesto un mix migliore ma, a manifesto di tutto, questo disco è pura tradizione popolare in chiave soul e funky e blues e scuola ligure. Niente ricercate soluzioni di scena, niente elettronica di grande sfarzo, niente che non sia direttamente riconducibile alla loro sola creatività. Questo “Dodici lanterne” è un disco di grande maturità letteraria e musicale.