Bob Balera: il disco d’esordio (Recensione)

Si intitola “È difficile trovarsi” questo progetto d’esordio, per quanto valga letteralmente questa parola.

Bob BaleraBob Balera

Insomma siamo di fronte al primo progetto ufficiale di Romeo Campagnolo che congela la sua ispirazione di questi 10 inediti che in gestazione da anni in un disco che oggi trova una forma, un colore, un suono e soprattutto un nome. Bob Balera come progetto mette in scena la maturità di anni passati sul pezzo, come si dice, mostrando forme canzoni sicure e ben strutturate, un suono per lo più digitale che a tratti è sicuro di digressioni dalla ormai obesa scena indie in cui il genere di cantautorato sintetico sembra aver preso la mano da un pezzo e su troppi fronti. Il leitmotiv è la leggerezza con cui Campagnolo affronta il tema dei rapporti sociali sempre così difficili da canalizzare in una direzione efficace alla felicità. Sicuramente “Serena” è il momento maggiormente pop e radiofonico del disco per quanto “Giorni da Cicala” sforna un elettro-pop niente male che un poco mi riporta agli esordio di Valerio Manni e un altro po’ alla scena milanese dei Guignol.
Assolutamente fascinoso il connubio tra l’America e l’Italia di “Celentano” in cui davvero sembra di ascoltare un revival da disco del molleggiato. E che dire della “citazione” battistiana” di “Dove si va” che poi, a dirla tutta, non saremmo troppo distanti di qualità e di quantità artistica dai grandi Audio 2 (vedi bene che la scuola alla fine è la stessa).
Momento topico e decisa ispirazione noir con la chiusa affidata a “Bologna”: tinte scure per un brano un poco dissonante e decisamente intimo, di nebbia, di provincia, di confessione.
Poetica e canzone insieme, un disco che piace per la leggerezza apparente e per la ricerca che si fa profonda.
Bisogna cercare la soluzione e le risposte opportune. Il disco suona bene e noi siamo assai felici di consigliarvelo.


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