In quasi tutte le tracce troviamo la giusta dose di psichedelia, chitarre dolci e aggressive e la bella voce di Matteo Casadei carismatico leader del gruppo e autore dei testi.
Già dal primo ascolto del disco si capisce subito che di tracce interessanti ne esistono in quantità industriali, per citarne alcune:“Synthami”e “Dopo il due” risultano immediatamente credibili e trascinanti.
“Miss Allegria” è deliziosa, sembrerebbe partire dolcemente per poi esplodere e sconvolgerci da un groove che accompagna l’intero brano, sorprendente…
Hanno anche un “bel tiro” le tracce “Tira fuori le spine”, “Caos 11” e “Sole tu sei” per citarne alcune, sono pezzi molto anomali nella loro originalità, sviluppati sopra dei giri di basso avvolgente e che procede con un sacco di accorgimenti un pò minimal che ne rendono interessante l’ascolto in cuffia.
L’elemento che accomuna un po’ tutta l’opera è la persistente malinconia che il cantante conferisce ad un po’ tutte le canzoni; per fare un altro esempio “Dietro l’intima ragione”, il brano presentato in questi giorni al Festival di Sanremo 2013 è una traccia che è epica e dimessa allo stesso tempo e che trasmette un qualcosa di magico, veramente eccezionale, dotata di un bel riff ad incastro tra chitarra e tastiere e pure di un lungo pellegrinaggio chitarristico che però affascina e non fa perder la bussola all’ascoltatore.
Insomma, “Lo stato in cui sono stato” dei Blastema non è per nulla ruffiano come lavoro, ma suona sincero e addirittura innavvertitamente toccante in certi momenti.
Punteggio: 8