L’ennesimo trionfo per Tiziano Ferro, l’ennesimo riscontro da parte dei fans e dei media, pronti, come sempre, ad accogliere e a celebrare degnamente il suo ritorno sulle scene musicali, dopo l’incommensurabile successo ottenuto con il brano Non ti scordar mai di me, scritto per la rivelazione di X Factor Giusy Ferreri.
Questa volta Tiziano Ferro ci propone un pezzo all’insegna dell’amore maturo e consapevole, un amore che, sebbene sia finito, è stato foriero di intense emozioni e di preziosi insegnamenti per il protagonista maschile della storia che vuole farne tesoro e metterli a frutto.
Un rapporto che, malgrado si sia lentamente esaurito, non lascia addosso solo uno sgradevole senso di rabbia e di frustrazione, non lascia con il classico amaro in bocca.
La struttura del pezzo richiama altre canzoni dell’artista di Latina, come ad esempio Non me lo so spiegare o Ti scatterò una foto, che iniziano con un’introduzione molto semplice e soft.
Alla mia età, ad esempio, comincia con una strofa voce, tastiera e qualche accenno di chitarra: un escamotage, questo, utilizzato ultimamente da vari artisti, forse per enfatizzare e valorizzare le proprie doti vocali, per far entrare immediatamente l’ascoltatore nel vivo del pezzo.
La totale assenza di altri strumenti riflette la malinconia del protagonista, il senso di vuoto che avverte per la perdita della persona amata, la povertà di un’esistenza spoglia, improvvisamente senza un punto di riferimento fondamentale, un’esistenza tutta da ricostruire, da reinventare.
Il mondo attorno a lui è miseramente franato e non gli resta che leccarsi le ferite ed assistere impotente a questo accumulo di macerie. Ora dovrà rimboccarsi le maniche, rialzarsi dignitosamente e mettere insieme i cocci della propria vita.
Emblematiche sono, a questo proposito, parole come “Terremoto”, “Deserto”, “Crolla”… La voce di Tiziano Ferro risulta, come al solito, stentorea, corposa, tecnicamente impostata in modo ineccepibile.
Piano piano, alla fine della seconda strofa, entra in scena la batteria per dare una certa cadenza al brano, per assicurare un ritmo definito che coincide con una sorta di recupero del protagonista: a questo punto decide di riprendere in mano la situazione e, con maggiore grinta e determinazione, rivolge il proprio sguardo e la propria attenzione agli elementi più positivi della vita, a ciò che di buono gli ha regalato, si concentra sugli insegnamenti che può trarre da questa sua esperienza, sull’opportunità di crescere e maturare, di rafforzare la propria personalità.
Con l’inizio del refrain la voce di Tiziano Ferro si fa più forte e decisa, sostenuta da un controcanto ottenuto sempre con la sua voce, ma ad un’ottava superiore.
E’ a questo punto che si profonde in un ringraziamento spassionato, caloroso alla vita, alla sua sorprendente capacità di catapultarci in un’altalena di sensazioni ed emozioni travolgenti, contrastanti l’una con l’altra: gioia e dolore, vittorie e sconfitte, sorrisi e lacrime, facili entusiasmi ed altrettanto facili momenti di scoramento. Gioisce del fatto di apprezzare ogni minimo sentimento, di aver imparato a mostrarlo senza remore e senza timori di essere giudicato sciocco o debole per questo.
La strofa successiva prosegue con uno sguardo rivolto al passato, a come il protagonista viveva la propria vita quasi senza accorgersene, con un approccio passivo, non soffermandosi mai sulle diverse situazioni per esaminarle, per analizzarle, per poi poter stilare dei bilanci. Circa a metà strofa riprende il controcanto, peculiarità e filo conduttore di questo pezzo.
Si ripropone poi il refrain, immediatamente seguito da un altro ritornello in cui la voce di Tiziano Ferro si fa più incalzante, quasi esasperata. Le parole si rincorrono affannosamente, si susseguono in una sorta di turbine, di vortice, che non dà la minima possibilità di prendere fiato. E’ come un rimbalzo continuo, come una specie di staffetta in cui la parola, appena pronunciata, quasi non ha il tempo di morire sulla bocca del cantante per lasciare immediatamente il testimone a quella successiva.
Possiamo riscontrare questa tecnica anche in altri brani di Tiziano Ferro come, ad esempio, in Non me lo so spiegare o Ed ero contentissimo.
Ora il protagonista esprime ciò che augura all’amata: anche se il termine della loro relazione l’ha fatto soffrire profondamente, ha elaborato il proprio dolore e, dall’alto di una serenità conquistata faticosamente, ricco di una forza sconosciuta e detentore di importanti principi e verità, decide di perdonarla, auspicando sinceramente che anche lei possa godere della vita e riuscire a trasformare eventuali paure, delusioni e dispiaceri in lezioni proficue e positive.
I versi che concludono questo compendio di filosofia conquistata sul campo, solo vivendo fino in fondo ogni momento, ogni incognita che la vita ci riserva, sono lenti, pacati, la voce di Tiziano Ferro diventa quasi un sussurro.
Il cerchio si chiude, da un punto di vista prettamente musicale, riproponendo la struttura della strofa introduttiva, ovvero in totale assenza della batteria, in modo tale che sia soltanto la voce a sottolineare le ultime battute di un pezzo struggente, accorato che appartiene all’intramontabile genere delle ballate.
Il punto dolente di questo singolo è che, come spesso accade negli ultimi tempi, non brilla di originalità: Tiziano Ferro non ha osato, non si è addentrato in generi e stili nuovi e a lui poco famigliari, non ha sperimentato.
In un’epoca in cui si caldeggia l’imitazione, la spersonalizzazione, l’affossamento della propria identità, non è facile, per nessun artista, sfidare le regole severe dell’omologazione, avventurandosi in spazi quasi off-limits!
Punteggio: 7