Aldo Lundari in questo nuovo disco riesce a coniugare la tradizione italiana alla sua tradizione, quella siciliana.
“Ti lassu ma nun mi ni vaiu” apre il disco, dove una serie di strofe sciolte nella più pura tradizione siciliana apre gli argini ad una musica popolare spendida. In canzoni come “Lei mi chiama”, “Tano il pescatore” o “Che ne sarà” la voce dell’artista si lascia ascoltare liscia coome seta, ma bisogna man mano che scorrono le tracce fare un plauso anche ai musicisti perchè riescono a sposare in maniera egregia la tensione lirica della voce di Aldo Lundari con i suoni strumentali prevalentemente acustici che ne fanno davvero un lavoro originalissimo.
“Quando cambierà il vento” che regala il nome al disco è ricco di una partitura di stacchi precisi e sincopati:” Dicono tutti che c’è la fine del mondo, dicono tutti che presto arriverà il lupo, il sole sarà freddo sarà deserto il mare, il cuore diventa pietra… il sorriso una pietra ancora… il bacio una pugnalata…”, dunque ogni pezzo ha una storia a sè, dove esistono i temi sono di una portata che più ampia non si può, le contraddizioni, le ansie, i limiti e le debolezze dell’individuo singolo, in più occasioni visto come un viandante impegnato in un faticoso ed incerto cammino lungo una strada accidentata che è la vita con le sue debolezze ma anche con le sue emozioni.
“Che ne sarà” e “L’identico respiro” definiscono ancor meglio tutto il lavoro del disco, quest’ultima ha un introduzione voce e chitarra con un arpeggio gradevolissimo e struggente allo stesso tempo, un testo dove importa solo chiudere gli occhi per respirare musica e parole…
“Quanti anni hai”, “La notte ti fa bella” e “Ho chiesto” sono pezzi che diversi tra loro hanno un denominatore comune, hanno dei suoni ricchi, corposi, brillanti e coinvolgenti.
Quando cambierà il vento di Aldo Lundari, a parte confermare il suo grande talento è un disco coraggioso, un album che chiede di essere ascoltato più volte e anche un po’ di rifletterci sopra, e, se permettete, non è poco in un tempo dove molte volte anche la musica sembra diventare un oggetto di pronto consumo.
Punteggio: 9