Il campo di battaglia è quello del prog in chiave epica, di quando il barocco segna a fuoco ogni passaggio. Ma più di altrove, a spasso per le matrici prog di questa nuova scena italiana, la prova d’esordio dei Verganti – che già dal nome scelto lasciano capire quanto sia precisa la devozione e la direzione verso un certo mondo epico, fiabesco, di leggende e di mistero – introduce del pop melodico tipico del bel canto italiano. Complica anche la timbrica di voce che mescola in modo assai naturale la bizzarria di Elio (quello delle Storie Tese) e Al Bano. Forse troppo marcati quei vibrati che rimandano inevitabilmente ad uno canto “lirico” che cerca di insinuarsi nel gusto prog di questo lavoro. Si intitola “Atlas” ed è un concept dedicato alla creazione per mano aliena, da Adamo ed Eva al Diluvio Universale. Si parte da Atlantide per raccontare appunto, in queste melodie progressive, la creazione della razza umana secondo un filone che oseremo dire apocrifo e non a caso, forse l’ispirazione maggiore viene dalle traduzioni della Bibbia secondo lo studio e storico Mauro Biglino autore del celebre saggio “La Bibbia non parla di Dio”. Ad ascoltarlo con attenzione, perché l’opera di questi 10 lunghi inediti richiede molta attenzione, diremmo che il tono fantasy sembra voler predominare verso un significato terreno che darebbe al lavoro un interessante tono di controcultura. Interessante e funzionale l’idea di mettere in volgare il raffinato ricamo del barocco, come a dire di voler raccontare i tempi didattici dei grandi studiosi del prog mondiale e renderli comprensibili e percepibili anche dal semplice consumatore di pop quotidiano. Dunque “Atlas” non fa sconti e non si ferma al semplice ruolo di musica. Si torna all’ascolto dedicato.