Opera magistrale, di mille riferimenti e altrettanti legami filologici all’interno del disco. Un intricato mondo visionario, in bilico tra classico e jazz che cerca di raccontare l’uomo Francesco divenuto Santo in Assisi. Opere orchestrali dirette e composte del pianista Tiziano Albanese, nome conosciuto soprattutto in ambito cinematografico e di Fiction. Sue le 8 composizioni di questo suo disco dal titolo “Francesco, storia di un uomo” che tracciano un quadro umano e spirituale di questo personaggio, divenuto di rivoluzione e di rottura su molti fronti ritenuti rigidi e didascalici. L’ostinato con cui si apre il disco e nello specifico il brano intitolato “La giovinezza” lo ritroveremo poi nella composizione “La malattia” fino a celebrare l’estati creativa nell’epico sviluppo dell’ultimo brano, intitolato “Cantico delle Creature”: il rimando alla celebre opera letteraria è ovvia ma ancor di più lo è il riferimento alla creazione e all’elevazione dello spirito con questo crescendo di archi che accoglie e trascina in uno zenit spirituale ed emozionale che sinceramente mi aspettavo, visto il titolo e conoscendo l’opera. Felice di non essere stato deluso anzi. La chiusa è da vero colossal e merita un’attenzione particolare: proprio da questa chiusura e dal concetto di rappresentazione del tutto, che si capisce il leitmotiv di questo disco assai particolare. E poi un linguaggio musicale che sposa il pop in svariate occasioni. Parliamo proprio di quella scrittura che troveremmo facilmente in un film musica da John Williams (con le dovute differenze). Momenti in divenire che si rincorrono e si strutturano per l’immagine che vogliono restituire come in “La regola” quando troviamo ampi spazi aperti di fantasia e lirismo fiabesco recisi di netto da ostinati orchestrali che quasi danno affanno. Bellissime soluzioni per arricchire il tema portante con variazioni che non si chiudono in modo scontato le troviamo proprio in “Ritratto” e un incedere cupo, ansioso, tenebroso lo si riscontra in “Il Padre”capace così di restituire proprio l’immagine di ostilità e di contrarietà con la figura del genitore. Forse in questa composizione prima ancora che in “Cantico delle Creature”, Albanese è stato capace di restituire l’immaginario di quel tempo pur usando consapevolmente un linguaggio moderno e popolare. Un disco didascalico nelle rappresentazioni ma per niente banale ed ovvio. Difficile nell’associazione soprattutto perché il riferimento non è del Santo d’Assisi ma di un uomo chiamato Francesco divenuto poi il Santo degli Animali e di tutte le Creature di Dio. Musica che arriva al cuore passando per la spiritualità. L’immaginazione deve guidarci all’ascolto…