Un disco che prende alla gola e alla pelle. Luca De Santis ex Lags e Tv Glue, reagisce alle pareti sterili di una condizione in cui ritrovare se stessi. Non vorremmo puntare l’attenzione sui problemi che lo hanno costretto ad un ritiro diremmo quasi casalingo. Invece puntiamo il dito su come la rinascita, la rivoluzione, sia il vero motore di tutto questo disco. Da New York, Londra per tornare alle origini. Il perverso inverso, quasi contro natura. Dietro si porta la controcultura di quel punk suonato come veniva, pensato, distorto, psichedelico di acidi in alcuni momenti. In questo progetto che nomina SUVARI, il nostro realizza un disco affidandosi quasi interamente alle uniche risorse utilizzabili: un computer e quell’infinito spettro di possibilità che c’è dietro la musica digitale. Dunque programmazioni, qua e la contaminate da chitarre elettriche reali. Canzoni di rabbia per quando la rabbia giustamente incanalata fa da sfondo ad una nuova vita. La bellissima traccia di apertura “Punto Omega” da cui è stato tratto anche un bel videoclip, da subito una chiara rappresentazione di quello che è il leitmotiv di tutto il disco, di quel puntare verso un infinito concettuale. La provincia è anche protagonista, testimonianza di questa nuova condizione di vita che non è limitazione ma deve necessariamente tradursi in musica. Il suono di questo disco sposa a pieno la tendenza cantautorale di questa nuova scena indie italiana, con canzoni liquide, sottili, dai suoni riverberati, digitali, graffianti solo se disposti ad oltrepassare uno strato di nebbia. La chiusa affidata alla delicatezza di “Madleine” che cita la sindrome di Proust, è un bel vedere sul passato di sensazioni personali, di bellezza e di completezza. Il nuovo disco di Luca De Santis dal mondo punk prende la rabbia, dal mondo pop prende il gusto e alla fine mescola il tutto con della sana iniezione di vita.