Anno dopo anno si sono presentati milioni di ragazzi provenienti da tutta Italia e qualche volta anche dall’estero per tentare la fortuna in uno di questi programmi, salvo poi entrarne a far parte in pochi e a proseguire lavorando dopo nella musica, in pochissimi.
Purtroppo la crisi economica e il calo degli investimenti discografici ha fatto sì che i produttori di musica cercassero nuovi emergenti da produrre spulciando esclusivamente dalla vetrina dei vari talent.
Ma questo è avvenuto dal 2008 in poi perchè, prima al contrario, il fenomeno talent show (Amici su tutti) veniva guardato dagli addetti ai lavori con una certa riluttanza e non venivano offerte delle opportunità discografiche.
A pagarne le spese sono stati quindi tantissimi giovani, alcuni davvero promettenti, che hanno subito un vero e proprio ostracismo dalle radio e dalle tv, specialmente quelli non vincitori nella propria edizione.
Tuttavia alcune volte le eccezioni esistono, questo è il caso della giovane cantante sarda Simonetta Spiri che nel 2007, dopo una lunga gavetta tra vari concorsi canori nazionali e navi da crociera, è approdata ad Amici settima edizione (l’anno vinto da Marco Carta) che fu l’edizione spartiacque che ha pian piano avvicinato i produttori e le case discografiche a metter sotto contratto i cantanti in erba usciti dal programma.
Simonetta non vinse però Amici anzi, non arrivò nemmeno alla finalissima eppure in qualche modo lasciò il segno.
A differenza di altri suoi colleghi e colleghe cantanti che magari hanno spaziato in altri ambiti artistici (dal teatro dei musical alla televisione vera e propria), la cantante sarda conservava un unico obiettivo: affermarsi come cantante.
Sicuramente ci è riuscita perchè oggi a distanza di quasi 10 anni da quel programma ha avuto l’opportunità di lavorare a due progetti discografici notevoli, l’uno a tre anni di distanza dall’altro, stiamo parlando degli album “Il Mio Momento” uscito nel 2009 e di “Quella Che Non Vorrei” nel 2013 sotto l’etichetta indipendente Afre Music/Poci One.
Chiunque ascolti i suoi lavori noterà due elementi particolari: una continua ricerca musicale, che se nel primo lavoro era un pop rock melodico fresco, nel secondo invece c’è una costante ricerca dell’internazionalità con un pop r&b ed elettronico che oggi sembra quasi la normalità ma che in realtà per quel 2012/2013 era una novità per la musica italiana, l’altro elemento sono certamente le tematiche delle sue canzoni infatti, laddove molti giovani cantanti raccontano esclusivamente di storie d’amore finite male ecco che la Spiri ha trattato in questi anni tanti argomenti delicati in maniera efficace e convincente: dall’abuso di droghe alla violenza sulle donne, dall’infanticidio fino alle profezie ed ansie create dai mass media dimostrando una grande attenzione alla realtà circostante.
Nonostante sia riuscita a fare della musica il suo unico mestiere, cosa non da poco di questi tempi, dall’altro però non è mai riuscita ad affermarsi completamente.
I motivi sarebbero moltiplici e tutti con un unico denominatore: la mancanza di spazio e di visibilità nei canali importanti alla musica degli artisti indipendenti come lei e forse ancora un certo pregiudizio radicato verso gli ex dei talent che non ne sono usciti trionfanti.
Se solo i grandi network l’avessero sostenuta anche solo per un paio di singoli per vedere la reazione del pubblico forse le cose andavano diversamente, se solo fosse stata confermata in una delle tante volte in cui è arrivata a sfiorare il palco dell’Ariston arrivando quasi sempre nella rosa dei finalisti, a fronte di altri aspiranti candidati forse andava diversamente.
Ultima in ordine di tempo è stata l’inspiegabile bocciatura nel 2014/2015 con “A un km da Dio”, una canzone che l’aveva vista arrivare nella rosa dei finalisti nella categoria Nuove Proposte di Sanremo mettendo d’accordo sia il pubblico che i critici, non solo per la valenza sociale del testo ma anche per la convincente interpretazione della stessa cantautrice.
Eppure non si può vivere di “SE” (tra l’altro è anche il titolo di una delle tracce del suo ultimo album) e infatti Simonetta ha cercato di non perdersi mai d’animo e già dal 2014 ha iniziato a lavorare intensamente a quello che dovrebbe essere il suo terzo lavoro discografico, ancora oggi inedito.
Durante il periodo di scrittura del nuovo album, a seguito di una testimonianza di una sua cara amica, tra le tante canzoni che scrive e incide in studio di registrazione c’è anche “L’amore Merita”, assieme agli autori Luca Sala e Marco Rettani, si tratta di una canzone che mira al cuore di tutte le persone indistintamente dall’orientamento sessuale, parla di quella che dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo: avere il coraggio di amarsi indistintamente alla “luce del sole” cosa che in Italia purtroppo non è ancora scontata.
Simonetta Spiri era cosciente che se l’avesse cantata da sola, così semplicemente com’era nata non sarebbe mai potuta arrivare a tante persone per via delle sopracitate barriere che un’artista indipendente come lei si ritrova ad affrontare costantemente.
Ecco che allora le è arrivata l’intuizione di unire alla sua, altre voci diverse, per dar vita ad un’unica voce e combattere assieme l’omofobia.
E qui entrano in gioco Verdiana Zangaro, Roberta Pompa e Greta Manuzi, tre artiste completamente differenti ma che come Simonetta amano la musica e che hanno sposato con entusiasmo il progetto da lei proposto.
Inizia così per loro un’estate on the road fatta di tantissime soddisfazioni fino ad allora inimmaginabili: tra interviste radiofoniche, televisive e concerti in tutta Italia con L’ Amore Merita Tour, dove ciascuna ha anche avuto il proprio spazio anche per presentare il proprio repertorio musicale da solista.
Tra le varie tappe televisive forse la più folgorante è stato il ritorno ad Amici, programma ancora oggi seguitissimo tra i giovanissimi.
Se da un lato Greta e Verdiana sono abbastanza “fresche” dalla loro partecipazione e Roberta invece proviene da un altro talent (X Factor) dall’altro quello di Simonetta è stato un graditissimo e inaspettato ritorno, sia per i fan di vecchia data del programma, che improvvisamente sono tornati indietro alla memoria della sua celebre edizione (la numero 7 fu la più seguita di sempre in termini di ascolti) ma è stato anche un modo per farsi conoscere ad un pubblico molto più giovane che comprensibilmente non la conosceva ancora.
Simonetta, Greta, Verdiana e Roberta Pompa in tutti questi mesi hanno scalato tutte le classifiche musicali: da Itunes nel quale sono state regine incontrastate della top ten per mesi a tutte le altre piattaforme streaming digitali e musicali come Youtube dove il videoclip ufficiale ha raggiunto quasi le 3 milioni di visualizzazioni.
Adesso che L’amore Merita si è meritatamente guadagnato il disco d’oro per le oltre 25.000 copie vendute, le ragazze sono già tornate sulle scene con un nuovo brano “L’Origine” un inno alle donne di cui vi avevamo già parlato in un altro articolo e che sta già avendo un grande riscontro dal pubblico.
Nessuno può prevedere il futuro ma ci auguriamo che questa unione possa essere “l’origine” di ancora tante altre belle soddisfazioni musicali sia per il loro futuro di gruppo del quartetto ma anche individuale (dato che ciascuna delle ragazze ha lasciato in stand by il proprio progetto discografico solista inedito).
Una cosa è certa visto l’ottimo riscontro da parte del pubblico, le cantanti starebbero già segretamente lavorando ad un brano da proporre a Carlo Conti per il Festival di Sanremo 2017, sarebbe sicuramente un colpaccio perché l’idea di un quartetto italiano tutto al femminile non passerebbe sicuramente inosservato.
Chi lo sa magari la storia di queste quattro ragazze lascerà un segno nella musica pop italiana, una cosa è certa il percorso artistico di Simonetta Spiri, che vi abbiamo brevemente riassunto, resta ad oggi un raro caso nel panorama musicale italiano dei talent show, che magari potrà essere d’esempio per i moltissimi giovani ragazzi che vogliono provare a fare della musica il loro mestiere.
Sai qual è il problema? La musica italiana, come quella brasiliana, quella made nei paesi latini, si limita ai mercati nazionali, mentre tutti continuano a consumare, senza filtri, le lattine prodotte dal softpower americano, con valanghe di soldi per promuoverle, il che provoca un altro effetto collaterale: Artisti abbandonare la lingua che li alfabetizza per registrarli in inglese, rendendoli indistinguibili.
Tuttavia, il mercato che detta le tendenze tra coloro che non sono consapevoli della colonizzazione cognitiva… è estremamente prevenuto nei confronti dei latini. Se non fosse così… Elisa ne venderebbe milioni, vero?
In altre parole: vendere la propria anima non garantisce il successo.
Se noi latini non diamo valore a noi stessi… chi lo farà?
Spero che un giorno venga suonata musica italiana qui in Brasile – perché nei media ho sempre sentito solo musica straniera in inglese – e spero che in Italia suonino anche musica brasiliana, buona musica brasiliana – non quella roba in scatola che imita gli Yankees – perché apparteniamo tutti alla stessa tribù linguistica e culturale.
Il mondo sta entrando in una tendenza multipolare, e ciò è utile a ridurre il monopolio culturale, finanziario, filosofico e cognitivo perpetrato da coloro che esercitarono il proprio potere grazie alle stupidità dell’Europa continentale nella prima metà del XX secolo.
Grazie