Ciao Giacomo e benvenuto su FullSong!
Innanzitutto come stai? Come ti senti per questa nuova avventura?
Sono molto felice, a volte disorientato, ma felice. Una cosa è certa, mi sto divertendo tantissimo e, per come è nata questa avventura, forse è ciò che conta di più.
“Io secondo Woody” è il tuo nuovo album, come mai la scelta di questo nome?
Woody poteva avere un nome qualsiasi. La scelta originaria, infatti, si basava sull’idea di raccontare delle storie come se provenissero da un punto di vista diverso dal mio. Ma il titolo, in realtà, rimanda a Woody Allen. Un giorno, chiacchierando con un mio amico, si scherzava sul fatto che, per molti aspetti, potrei essere il personaggio di uno dei suoi film. Ansioso, ipocondriaco, paranoico, insomma tutti aspetti “positivi”. Diciamo che LePuc è Giacomo osservato da questo fantomatico Woody.
Come nasce il nome d’arte LePuc?
Il nome nasce in Spagna. Ho vissuto a Salamanca per un anno e tutti i lunedì mi esibivo durante un open mic. A presentare le serate c’era un poeta giapponese di nome Koji che, leggendo il nome “Giacomo” sulla lista dei partecipanti allo spettacolo, mi chiamava sul palco utilizzando i cognomi di due celebri omonimi: Leopardi e Puccini. Se prendi “Le” di Leopardi e “Puc” di Puccini, il gioco è fatto.
A quale brano dell’album sei più legato?
A pelle direi “Guarda che so fare”. Il titolo, apparentemente presuntuoso, nasconde le paure e i dubbi di una persona che ha voglia di saltare, di provare a fare qualcosa di nuovo. Per quanto mi riguarda, è il piccolo manifesto di questo disco e per questo motivo è la canzone che apre la tracklist.
Cosa vuole trasmettere “Io secondo Woody”? Quale messaggio porta dentro di se?
“Io secondo Woody” vuole trasmettere la leggerezza delle cose e porta, quindi, il messaggio dei piccoli segni della quotidianità. Non parla di temi “caldi” o complessi, ma di quelle piccole esperienze o avventure che si vivono tutti i giorni. Il desiderio di questo disco, forse, è proprio quello di riuscire ad avvicinare gli ascoltatori nell’esperienza delle piccole cose.
La musica cantautorale italiana, oggi, secondo te, di cosa necessita? Che cosa non si riesce a comunicare?
Non penso ci siano cose che non si riescono a comunicare. Oggi internet ci rende tutti più vicini, e concede a tutti la chance da far sentire la propria voce. Certo, ci sono dei rischi e non sempre i risultati di questa “macchina” sono soddisfacenti, ma direi che questo sia un buon momento per la musica e per chi fa musica.
Che cosa ne pensi dei Talent Show?
Sono una strada alternativa, una scorciatoia. Non li vedo come il male assoluto, ma, dal punto di vista di un artista, costituiscono sicuramente una strada diversa. La macchina televisiva ha le sue regole, i suoi tempi, le sue maschere, tutte cose che non coinvolgono chi sceglie di provarci per conto suo, suonando una chitarra su un piccolo palco di città. Insomma, accetto ma non condivido.
Quando ti vedremo live?
Presto usciranno alcune date estive. Dalla mia pagina Facebook potete informarvi su tutti gli spostamenti.