Perchè ritroviamo De Andrè di “Anime Salve” proprio nella title track di questo nuovo disco dal titolo “Gente di terra”. E qui ci si chiede se il caso ha giocato le sue carte (e noi puntiamo il dito verso un neo troppo grande da ignorare) o forse artisticamente il linguaggio ha voluto renderne omaggio doloso.
Persino il disegno ritmico di batteria è lo stesso, la melodia del brano lo ricorda molto, il tema trattato non lascia scampo a digressioni di altra fantasia. Ma eccezion fatta per questo, l’incidere molto pop alla Renato Zero della sua voce, si mescola a brani che hanno – come ribadisco – un sapore antico nel tempo e nello spazio, classici di chitarre e di fisarmoniche, archi (finti?) di garbata educazione e delicatezza e poi la terra, che non può e non deve mancare: ascoltandolo da vicino questo disco ha i ciottoli di fiume e il fango dei campi, ha la breccia delle strade di provincia e – raramente – il cemento di grandi arterie cittadine.
E in brani come “Per chi” si avvertono anche le rughe di un volto in attesa e il legno marcio di finestre aperte ad una bella giornata.
Un bellissimo disco, forse troppo legato a stereotipi che hanno fatto la storia, di sicuro un lavoro fuori contesto in una scena indie decisamente digitale e proiettata d un futuro – ahimè – sempre troppo spesso arido di contenuti e qualità. Pier Mazzoleni in fondo sembra così ricco di cose da dire che quasi fa mostra di non aver tempo e attenzione da sprecare in direzioni mediatiche di massa con un pacatezza ed una riflessione che si poggia nelle melodie rotondeggianti di chi ha l’esperienza e la maturità delle attese. E questo disco lo dimostra senza se e senza ma…
Recensione di : Luca Marsi