Ecco alcune anticipazioni relative all’intervista ai Negramaro che verrà pubblicata sul prossimo numero di Vanity Fair. La band capeggiata da Giuliano Sangiorgi conquista anche la copertina del settimanale e parla di una grande cantante scomparsa: Mia Martini.
I Negramaro, ad un passo dalla pubblicazione del nuovo album, si raccontano tramite un’intervista a Vanity Fair. Sulla copertina del settimanale, il titolo “Lo sapevate che siamo sposati?” la dice lunga sul rapporto stretto esistente tra i Negramaro.
“Basso, bruttino, e un po’ cicciottello”, così Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, si descrive a Vanity Fair – che dedica la copertina alla band salentina, in edicola dal 20 ottobre – alla vigilia del loro quarto album in uscita il 16 novembre, Casa 69, realizzato con i suoi cinque compagni di sempre, Emanuele Spedicato, Ermanno Carlà, Danilo Tasco, Andrea Mariano, Andrea De Rocco. Nessun dubbio sulla solidità del gruppo, che si presenta più che mai compatto all’appuntamento con il quarto album. In questi anni avete mai corso il rischio di perdervi? «Ci ha aiutato il fatto di essere stati sempre insieme, e di avere attraversato insieme tanta gavetta. Non abbiamo mai dimenticato chi siamo e da dove veniamo. Se il successo che hanno avuto i Negramaro lo avessi avuto da solo – racconta Giuliano – mi sarebbe scoppiato il cervello. La mia fortuna è avere loro, la fortuna di tutti è avere gli altri cinque. Ci diciamo tutto. Litighiamo spesso. Ci fa bene». A proposito di ego, il comico Checco Zalone l’ha imitata giocando sulla sua eccessiva voglia di protagonismo.«Rispetto e apprezzo la satira, ma è tutto falso. Loro per me sono cinque fratelli. Lo sono così tanto che i miei due veri fratelli sono gelosi di loro». Il disco contiene 16 canzoni inedite e, nel formato digitale iTunes Lp avrà due brani in più, Lacrime e Comunque vadano le cose (Scusa Mimì). Com’è nato il pezzo dedicato a Mia Martini? «Ho pensato di chiederle scusa perché ci sono stati momenti in cui anch’io sono stato oggetto di pregiudizi, e nonostante facessi di tutto per dimostrare che certe maldicenze erano infondate, nulla cambiava. Dovremmo tutti chiederle scusa: Mimì è morta per colpa della gente, che cazzo di morte è?».
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