La sensazione dominante dopo la visione della prima serata del Festival di Sanremo 2009 non è incentrata sulla musica – purtroppo! – ma su tutto il superfluo che è girato attorno.
Anzitutto lo straripare di un Bonolis che, malgrado la solita forbita favella, ieri sera ha sfoggiato il meglio del repertorio romanesco, tanto in coppia con Luca Laurenti, quanto con l’emozionata Alessia Piovan.
Il direttore artistico del Festival è apparso, almeno all’inizio, un diesel, tanto da non riuscire a distaccare gli occhi dal gobbo elettronico.
La platea dell’Ariston ha invece risposto molto più attivamente degli anni scorsi, forse addirittura troppo perchè a tratti sembrava di ascoltare il sonoro di una puntata di Ciao Darwin per strepiti e cori da stadio.
Molto bello il palco, una scenografia avvolgente veramente degna di nota.
Dell’annunciato omaggio a Reitano, nemmeno l’ombra.
Del mitizzato intervento di Mina, resta certamente la grandiosità della sua straordinaria voce ma resta anche un video che, più che celebrativo, è sembrato commemorativo.
Per non parlare della pseudo ironia a sfondo omosex all’arrivo del valletto Paul Sculfor: battute inopportune e dozzinali, soprattutto al cospetto della delicata chiusura di Roberto Benigni che cita Oscar Wilde e il suo grande amore.
Le stesse persone che, commosse, hanno applaudito con ammirazione il comico toscano, eccole lì a battere le mani per la tanto chiacchierata canzone di Povia. C’è qualche incongruenza di fondo…
La serata, partita con agilità sulle prime canzoni, ha poi preso un ritmo pesante per terminare intorno all’1:30.
E le canzoni dei Big in gara durante la prima serata del Festival? Molte convincono poco, alcune spiccano sulle altre.
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