Le sue parole lasciano subito tutti con gli occhi spaesati, finisce il primo pezzo saluta la città e ci dice che noi tutti siamo i benvenuti nella loro di casa.
La mia casa, Quali alibi, Pochi giorni e sbam le note ci vengono a sbattere contro una dopo l’altra tra l’alternarsi delle luci rosse e blu.
Daniele Silvestri comincia la sua performance nel migliore dei modi, alternando anni di discografia e note che almeno due generazioni di noi conoscono benissimo.
Strade di Francia, Ma che discorsi, Le cose in comune, Sempre di domenica e tutti che cantano e scattano fotografie con gli smartphone felici e spensierati, e io che mi chiedo come si fa a non voler davvero tanto bene a Daniele Silvestri?!
Poi si ferma, ci canta Precario è il mondo e sullo sfondo compare una foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e lui ci invita a riflettere, a chiedere la verità su quello che accade ogni giorno ma soprattutto a non dimenticare, mai.
Siamo tutti più seri dopo quelle parole e lui è subito bravissimo a regalarci Questo paese e la meravigliosa Acrobati in una cornice mistica di luci scure e pallini verdi, sale sul gradino mette il cappello e canta “E noi che siamo in mezzo a queste ali impavide, Non siamo niente o siamo tutto..”.
Un concerto così “rosso” di Daniele Silvestri non lo sentivo da tanto tempo, è ormai chiaro il suo messaggio ai pescaresi, e via con Il mio nemico e La guerra del Sale con le immagini di Caparezza che canta sullo sfondo del palco.
Torniamo tutti un po’ seri con un breve filmato che ci ricorda tre date importantissime:
il 1941 con il diritto di voto alle donne, un filmato del 1983 di Berlinguer che parla di Giustizia Sociale e infine il 2016 con il Gay Pride seguite da A bocca chiusa e L’uomo col megafono.
Pensiamo che il concerto stia finendo ormai?
No, Daniele prende una chitarra dal suo fidato aiutante, ci dice che suonerà qualcosa a sorpresa, inizia a muovere le dita sulle corde e i migliori romantici in un momento riconoscono un pezzo degli Otto Ohm.
Eccolo, Vincenzo Leuzzi detto Bove sale sul palco e intona insieme a Daniele Strade inquiete, Fumo Denso, Mi ricordi il mare, Il mondo stretto in una mano.
Bellissimo, i sorrisi sulle bocche degli spettatori sono la cornice più intensa della serata.
E poi?
Non può mancare Gino e l’alfetta, una bella pogata sulle note di Salirò e Testardo, e gli innamorati che si abbracciano e baciano con Occhi da orientale.
Sono già più di due ore che si suona a Pescara, e ormai dopo il bis pensiamo tutti che sia arrivato il momento dei saluti.
No, qualcuno a richiesta chiede L’Autostrada e Samantha e lui ovviamente ce le regala.
Poi lancia un tappo tra il pubblico e chi lo prende sceglie ancora un pezzo a richiesta: ecco La paranza e via tutti a ballare ancora.
Dopo tutte quelle richieste, una canzone se la dedica e regala lui, e parte Aria: “Respiro lento, aspetto il vento, il mio momento arriverà… aria, aria, aria …” e il vento fresco ci accarezza tutti con la sua voce.
Questa volta è arrivato davvero il momento di salutarci e con Cohiba tutti quanti insieme alziamo le braccia verso il palco, cantiamo, saltiamo e ci liberiamo urlando “Venceremos adelante O victoria o muerte” e mandiamo un abbraccio tanto grande a tutta la band che si inchina verso di noi.
Una, due e tre volte, con un salto finale.
Ciao Daniele, e grazie non solo per le emozioni che ci regali ogni volta, ma per l’artista serio e formidabile che sei, con le tue quasi tre ore di concerto ci hai regalato una serata strepitosa.
Ma che discorsi.
Articolo e foto di: Stefano Rossoni
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