Mondi digitali, sospesi su un pezzo di carta, carboncini, matite poco colorate… mai colori accesi, tenui a volte nebbiosi. Sicuramente il futuro dietro una coltre di classicismi italiani. Come a dire che una voce “alla Baglioni” veste i panni del pop (che qualcuno chiamerebbe space-pop) “alla Battiato” girando il minestrone con sapori main stream nostrani e assieme ad un retrogusto “alla Branduardi” laddove, al posto dei violini, ci pensa l’atmosfera digitale a rimandarci tra favole e paesaggi incantati. E poi i testi. COMELINCHIOSTRO è l’arte con cui si presenta al pubblico Giorgio Bravi, cantautore del Montefeltro che esordisce con questo lavoro che definirei quasi esoterico dal titolo “Di che cosa hai paura?”. Un disco che poggia sicuri i piedi su di una linea di confine che divide l’immagine (spesso ritratta su carboncino) e il suono (spesso diretto discendente del tratto di disegno). Un disco che viene da descrivere con assoluta fantasia, non saprei come fare altrimenti. Sono 8 inediti che in qualche modo inseguono un concetto di altrove, di rifugio, di estraniazione dall’omologazione quotidiana – temi assai frequenti nella canzone d’autore di oggi. Questo suono che probabilmente avrebbe potuto essere più fiabesco invece che contaminarsi di un futuro robotico, mi rimanda al nuovissimo romanzo di Peppe Millanta dal titolo “Vinpeel degli orizzonti” (guarda booktrailer). Associo le due cose che, se pur disegnate da mano diversa e con tecniche decisamente distanti, trovano un senso comune che è “l’altrove”. Letterature a parte, dipinti e disegni da un lato, “Di che cosa hai paura?” è un disco sicuramente difficile, di non facile assimilazione con un solo ascolto. Dai video ufficiali che la rete ci restituisce scegliamo il primo uscito a novembre 2017. “Chissà”, il primo estratto… penso sia una finestra assai completa per regalarci il sapore di questo lavoro che cambia faccia e sorprende ad ogni passo.