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FullSong.it > Musica > Laura Pausini, recensione di Primavera in anticipo
Musica

Laura Pausini, recensione di Primavera in anticipo

Già al primo ascolto di Primavera in anticipo, l’ultimo album di Laura Pausini, alcune considerazioni sorgono spontanee.


Alba Cosentino
Di Alba Cosentino
Pubblicato il: 15 Dicembre 2008
Musica
Laura Pausini
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10 min di lettura
Primavera in anticipo - Laura Pausini
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Innanzitutto è facile notare la maturazione dell’artista, sia a livello strettamente canoro, sia a livello personale, emotivo.
Laura Pausini ha acquisito una profonda consapevolezza di sé, della sua persona, dei suoi desideri, dei suoi obiettivi. Ha scoperto il dovere e il piacere di dialogare con sé stessa, di analizzarsi, di conoscersi, di accettare e amare i propri pregi e i propri difetti.
Questa crescita interiore si riflette in una maturità vocale, interpretativa: la cantante di Solarolo, provincia di Ravenna, fa sfoggio di una voce ancora più corposa, meglio modulata, capace di proporre ogni tipo di sfumatura che richiedono i vari pezzi. Passa con estrema scioltezza e disinvoltura da toni più grevi, bassi e cupi, a toni sommessi, tenui, quasi sussurrati, da note aggressive e roche, ad altre in falsetto e ad acuti quasi urlati al vento.
L’album si inserisce perfettamente nella tradizione musicale tipicamente italiana, quella all’insegna del pop melodico, romantico, assolutamente orecchiabile. Prevalgono, a questo proposito, i pezzi lenti, tranquilli, struggenti.
La Pausini affronta l’amore a 360 gradi, sviscerando una vasta gamma di sentimenti, di dinamiche, soffermandosi sulle varie fasi, situazioni ed esperienze che li contraddistinguono.

Partiamo con una nota di positività grazie a Mille braccia, pezzo ritmato, accattivante, orecchiabile che trasmette positività e ottimismo. Parla della fantasia, della capacità della nostra mente di trasportarci, attraverso l’immaginazione, in luoghi e condizioni diversi dalla realtà in cui viviamo. Si fa appello alla nostra forza interiore, alla libertà di esprimerci e di sognare, alla necessità di affidarci al nostro istinto.

Invece no è il primo singolo estratto dall’album. Si tratta di un brano struggente, malinconico, che affronta il tema della perdita di una persona cara (in questo caso la nonna di Laura, deceduta di recente). Il pezzo è suonato al pianoforte e mette in luce le doti vocali dell’artista. Laura si rivolge alla nonna, manifestandole l’acuta mancanza che avverte per la sua assenza, si dispera per il vuoto incolmabile che ha lasciato in lei.

Primavera in anticipo (It is my song) è il brano che dà il nome all’album. Questa versione è cantata in duetto con l’istrionico James Blunt. E’ senza dubbio il pezzo più folk dell’intero lavoro discografico. La melodia ricorda, per certi versi, un’altra canzone dell’artista romagnola, ovvero La prospettiva di me. E’ un pezzo veloce, movimentato, dal piglio deciso, in cui prevale la chitarra, strumento con cui si accompagna lo stesso James Blunt. E’ una canzone positiva, in cui due innamorati descrivono gli effetti benefici che sortiscono l’uno sull’altra.

L’amore più appassionato e inebriante trova la sua apoteosi ne Nel modo più sincero che c’è e Un fatto ovvio: nel primo la donna invita il suo compagno a condividere ogni cosa con lei: gesti, parole, sensazioni, intenti, progetti… E’ un’esortazione al dialogo, al confronto, alla fiducia, alla lealtà, al rispetto reciproci. Sono due anime gemelle, le classiche due metà della mela che si completano a vicenda.
Nel secondo brano lei tenta di togliere a lui ogni dubbio, ogni riserva sul loro rapporto affermando che sono fatti l’uno per l’altra, che non possono vivere separati. La peculiarità vocale è costituita dai frequenti toni bassi della Pausini, che determinano un tono importante, autorevole che ben si concilia con quanto asserisce la donna.

Si procede con altri tre brani molto simili fra loro: affrontano tutti l’aspetto più negativo e doloroso dell’amore, quando, cioè, il rapporto è fortemente in crisi e non si sa come andare avanti: Il mio beneficio descrive l’amore tormentato di una donna per un uomo arido, cinico e egoista che non la ricambia minimamente. Mano a mano che procede il pezzo, la voce di Laura si fa roca, aggressiva, il ritmo diventa più sostenuto, quasi concitato. L’incipit ricorda, nella sonorità, Ballando al buio, una canzone degli Stadio.

Prima che esci è una ballata caratterizzata dalla predominanza della chitarra. La sonorità e il linguaggio sgrammaticato ricordano alcuni brani di Vasco Rossi. La donna si rivolge al partner, supplicandolo di non uscire da quella porta, metafora della propria vita. Lei è conscia che loro due non possono separarsi per più di un giorno. Nella seconda strofa fa il suo ingresso la batteria, che produce un ritmo sempre più sostenuto.

Il richiamo a Vasco Rossi persiste in Più di ieri, il cui incipit ricalca Quanti anni hai. La prima strofa è eseguita unicamente alla chitarra. Si parla anche in questo caso di una relazione che sta volgendo al termine. La donna, però, intravede ancora un barlume di speranza, un filo sottile che lega la coppia. Dal refrain il ritmo cambia radicalmente e assomiglia a quello di Sally, altra canzone di Vasco.

Torniamo al potere miracoloso e benefico dell’amore con Bellissimo così, brano dal ritmo veloce, in cui la donna esorta il compagno a fidarsi di lei, ad abbandonarsi al loro rapporto poiché sa di essere per lui l’occasione giusta, la certezza che attendeva da tempo. Lo incoraggia a lasciarsi alle spalle il passato con tutte le sue sofferenze, a portare il meglio del proprio presente nella loro storia, a scrollarsi di dosso timori e perplessità. Il tono è risoluto, quasi sferzante, perentorio.

Anche L’impressione affronta il tema di un amore agli sgoccioli: è un brano lento, malinconico, romantico, in cui prevale il pianoforte. Viene descritto il senso di estraniamento che prova la coppia nello stare assieme, la sensazione di non appartenersi più. Vengono messi in rilievo gli interminabili silenzi, i rancori, le recriminazioni da parte di entrambi.

La vena introspettiva della Pausini si manifesta ne La geografia del mio cammino, brano in cui si riflette sul passato e si descrive un momento di transizione, quasi una sorta di ponte, da un’età all’altra. La protagonista si mette in discussione, si analizza. Sente in sé una voce da ascoltare, una voce che le indica il cammino da seguire. Avverte una forza e un coraggio totalmente nuovi, trova in sé stessa le risposte di cui ha bisogno. Ha scoperto il piacere della solitudine, ha imparato a volersi bene, ad accettarsi, a valorizzarsi. Il piglio grintoso del secondo refrain rispecchia questo stato d’animo, la determinazione a proseguire su questa strada.

Ogni colore al cielo, invece, descrive la fase più tenera e positiva dell’amore, quella, cioè, di un sentimento appena sbocciato e in cui si tende a idealizzare la persona amata: la donna racconta ciò che farebbe per il partner, per compiacerlo e si augura di costituire, un domani, parte del suo passato, del suo percorso di vita. E’ conscia di essere incompleta senza di lui e si paragona ad un libro interrotto.

Sorella terra è l’ultima traccia, nonché la punta di diamante dell’album. E’ un brano importante, che riporta ad un’atmosfera spirituale. L’inizio è caratterizzato dalle tastiere che producono un sound dal sapore misterioso, quasi soprannaturale. E’ una sorta di gospel, di preghiera alla Terra, alla sua potenza, al suo carattere insondabile, imperscrutabile. Contemplando la Terra ci si sente parte integrante, inscindibile di lei. Si crea una sorta di armonia, in cui ogni elemento vive e pulsa all’unisono. L’atmosfera si fa sempre più solenne, imponente, maestosa. Vengono descritti i vari aspetti della Terra: foreste, deserti, ghiacciai… La protagonista è pervasa da un’estasi, da un infinito anelito verso la Terra ed è consapevole che questi sentimenti non hanno nulla di materiale, di tangibile. Entra poi in gioco un coro stile gospel che esegue l’interludio fra il refrain e la seconda strofa. Quest’ultima descrive le sofferenze, le mutilazioni, i martiri che vengono inflitti troppo spesso alla Terra. Queste ferite e questi continui attacchi vengono interiorizzati dalla protagonista che li avverte dentro di sé come lame taglienti. Al termine del secondo refrain interviene nuovamente il coro: la musica diventa quasi inquietante, carica di pathos, di tensione, per poi tornare, calma, delicata, suadente.

In questo album Laura Pausini non ci ha certo risparmiato emozioni e sensazioni forti, in cui ciascuno di noi si può facilmente identificare e trovare spunti su cui interrogarsi e riflettere.
La nota stonata, se così si può dire, è la totale mancanza di novità, di ricerca, di sperimentazione musicale, con una Pausini fedelmente e ostinatamente ancorata al pop melodico.
Una scelta, questa, che costituisce, ci piaccia o no, il segreto dell’intramontabile successo della cantante, sempre in vetta alle classifiche nazionali e internazionali.
Come biasimarla, dunque?

Punteggio: 7

TAG:Laura Pausini
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