Cosa ti ha portato ad intraprendere la carriera dell’ attore?
– Non c è un motivo preciso, sono sempre stato molto sensibile al Cinema, alla Musica e al Teatro. Sono cresciuto nella discoteca gestita dai miei genitori, ero la mascotte della consolle. C’era un direttore artistico molto bravo in quegli anni e in quella mescolanza di musica, gente, scenografia e ballerini/attori ho cominciato ad essere dipendente dallo show, si creavano dei veri e propri colpi di scena che ti travolgevano, era un circo.
Per quanto riguarda il cinema ci hanno pensato i miei fratelli a svezzarmi, mia sorella con molta noncuranza mi piazzava sul divano davanti a film come Trainspotting, Arancia Meccanica o Le streghe di Eastwick, in quel periodo sono venuto a conoscenza dell’ insonnia (disturbo che mi porto ancora dietro) e di Jack Nicholson, punto di riferimento assoluto. Mio fratello c è andato più morbido con le saghe di Rocky e Rambo.
E’ una scelta professionale o di vita?
E’ una scelta professionale, che di certo influenza la vita piu di qualsiasi altra professione, ma vista la passione e l’ altissima considerazione che ho di questo mestiere, ho gia fatto i conti con i sacrifici che potrei dover fare, arrivando alla conclusione che ne varrebbe veramente la pena.
Ci sono delle figure che hanno influenzato il percorso artistico?
Molte, e continuano ad uscirne fuori delle nuove, da bambino ti innamori degli attori, non te lo chiedi chi è il regista, non sai nemmeno cosa voglia dire Regia. Piu in la capisci che Nicholson senza Kubrick e De Niro senza Scorsese non sarebbero la stessa cosa. Questo matrimonio perfetto lo ritrovo oggi nella coppia Sorrentino/Servillo, ma li ritengo geniali anche se presi individualmente. Per fare un esempio considero ‘’ L’amico di famiglia’’ un grande film e ‘’Gorbaciof’’ una grande interpretazione. Poi c è una lista infinita di giovani registi, che gia dall’opera prima, ci fanno credere che d ora in poi in Italia si continueranno a scrivere grandi pagine di Cinema. Per quanto riguarda la compagine estera ammiro moltissimo Inarritu e Villeneuve.
Quali sono le principali difficoltà che si incontrano nell’intraprendere questo percorso?
Partirei dalle attese, lunghe ed estenuanti, si possono combattere solo mantenendosi allenati, durante i periodi di inattività bisogna auto stimolarsi continuamente, per quanto mi riguarda, cerco di recitare quasi ogni giorno, dai testi classici ai film usciti in sala una settimana prima, guardo un film al giorno,studio altre lingue e leggo parecchio, cosa fondamentale per un attore, il mio autore preferito è Carrère. Altri rischi sono i complimenti che si ricevono, partendo dal presupposto che fanno molto piacere rimane il fatto che alle persone non costano nulla mentre il nostro ego si pompa a dismisura, si dovrebbe avere quindi la freddezza di distruggere tutte le certezze e ricominciare da capo, per ogni nuovo progetto, cosi da rendere le nostre interpretazioni prive di qualsiasi compiacimento.
Molti ragazzi vogliono intraprendere questa professione perche vogliono raggiungere il successo, spesso motivati piu dalla popolarità che dalla professionalità, che ne pensi?
Penso che se a spingerli è la voglia di notorietà, dovrebbero lasciar perdere, rischiano una vita devastata e fiumi di botox.
Hai lavorato sia nel cinema, nella tv, che nel teatro, quali sono le differenze che si riscontrano nelle varie situazioni?
Non faccio distinzione tra tv e cinema, la preparazione è la stessa, le differenze qui sono date solo dallo stile del progetto. Mentre in Teatro il discorso cambia, vado a lavorare più sulle macroazioni cercando sempre di mantenere la veridicità del corpo e della parola.
Hai preso parte ad un cortometraggio dal titolo ‘’Invisibile’’, che ha avuto molti riconoscimenti, com è stata l’ esperienza?
Invisibile è un corto realizzato per il 48h film festival, è un’ ammazzata, scrivi, reciti, giri e monti in due giorni senza mai chiudere occhio, ma se lo fai con una troupe di amici, allora cominci a divertirti e quando lavori con leggerezza non possono che uscire delle belle cose. Abbiamo vinto tutto in quell’ edizione, è stata una grande soddisfazione. Grazie a quel corto il regista Ludovico Di Martino e la D.O.P. Martina Diana sono volati in America a gareggiare con gli altri corti premiati in tutto il mondo.
Ti vediamo nella fiction “Tutto può succedere” nei panni di Giovanni, ci parli di questa esperienza e soprattutto cosa ti accomuna al personaggio che interpreti?
Tutto può succedere ha significato superare la soglia tra il sogno e la realtà, dopo svariati provini la casting director Francesca Borromeo e il regista Lucio Pellegrini hanno deciso di affidarmi questa responsabilità, spero di averli ripagati e gli sono ancora grato. E’ stata un esperienza fenomenale, lavorare per Lucio significa crescere, è un regista con punti di vista mai scontati, senza schemi prestabiliti, riesce con una facilità disarmante ad entrare in contatto con gli attori ed è aperto a qualsiasi proposta, e con un elasticità del genere non puoi far altro che sentirti a tuo agio e lavorare bene. Anche per quanto riguarda il cast sono stato molto fortunato, a partire da quel vulcano di Matilda De Angelis, artista a tutto tondo, attrice, cantante, musicista e chi piu ne ha piu ne metta fino ad arrivare a Maya Sansa, mostro sacro del cinema, ho girato solo un pajo di scene con lei, ma le porterò sempre dentro come un grande traguardo professionale.
Giovanni ed io abbiamo in comune la passione per la musica e la testardaggine, gli voglio bene perché barcolla ma non molla, e se perde la testa per quella donna è capace di tutto, anche di perdere la dignità ogni tanto.
Un consiglio che vorresti dare a tutti quelli che vogliono intraprendere il percorso di attore.
In una delle mie prime lezioni di recitazione. Il maestro Andrea Pangallo ci guardò e ci disse: Siete Quindici?…bene… forse uno di voi riuscirà a vivere di questo mestiere.
Non ce la voleva tirare, ci metteva solo al corrente delle possibilità di riuscita. Quindi a chi vuole intraprendere questo percorso, consiglio di valutare bene le proprie motivazioni, il fuoco deve essere bello ardente e una volta accertato questo dare il tutto per tutto, senza risparmiarsi mai e senza trovare giustificazioni ai fallimenti, perché ce ne saranno, continuo a combattere per essere quel tizio dei quindici.
Come ti vedi tra 10 anni?
Sempre con lo specchio, credo.
Pamela Carbone per FullSong
Ph Ilario Marcelli