Dola J Chaplin parla a Piero Vittoria per FullSong del percorso musicale intrapreso, delle incursioni in cortometraggi e delle sue ispirazioni, in attesa dell’uscita del suo album.

Ecco l’esordio tanto atteso di DOLA J CHAPLIN. Il singer songwriter di origini italiane si presenta sulla scena discografica con un lavoro che ha le premesse di essere una ricca bomboniera di emozioni e dolcissime sensazioni legate al viaggio e alla ricerca di se, atmosfere intime e gelosamente custodite tra le corde di una chitarra e poco altro. A fare da apripista ecco il video di Anteprima assoluta del brano “Nothing To Say” e, da oggi, in promozione radiofonica il singolo “WHAT I CARE” scelto anche come colonna sonora del lungometraggio “The Last Capitalist” firmato dalla regista di Enrico Bernard.
Un altro grande progetto firmato dalla VOLUME! Records e prodotto dalla Protosound Polyproject che testimonia a suo modo un ritorno sempre più marcato verso una musica intima e minimalista, tracce di storia del passato che tornano più attuali che mai quasi in ogni tradizione musicale. Attendiamo dunque il disco la cui pubblicazione è prevista per il prossimo Aprile. Per ora rubiamo qualche indiscrezione a Dola J Chaplin.
Piero Vittoria: “Come nasce questo singolo? Rifletterà quello che sarà il progetto dell’album?”
Dola J Chaplin: “What I Care nasce grazie al mio amico John Paul Alexander, che cantava un motivetto sotto la doccia mentre io ci suonavo la chitarra sopra nell’altra stanza… eravamo poveri, io non riuscivo a trovare lavoro e lui l’aveva appena perso…
L’idea di base rispecchia, sì, il progetto dell’album, però la realizzazione è differente, un po’ più da singolo radiofonico”.
P.V.: “Atmosfere rarefatte nella tua musica, tipica anche di questo primo brano. Che anima si nasconde dietro?“
D.J.C.: “Non posso rispondere a questa domanda… anch’io sto cercando l’anima dietro a ogni cosa”.
P.V.: “A chi devi la tua ispirazione? Ci sono autori che ami in partivcolare e che ti influenzano quando scrivi?“
D.J.C.: “Ognuno è il frutto di tutto ciò che ha incontrato e è normale non rimanere indifferenti di fronte a ciò che si ascolta. L’ispirazione per le canzoni di questo disco l’ho trovata in Arianna Fiore, John Paul Alexander e le storie che ho visto e vissuto, rotte e riassunte”.
P.V.: “Quanto c’è di autobiografico nella tua scrittura?”
D.J.C.: “La mia scrittura è completamente autobiografica. Anche quando racconto delle storie che non ho vissuto io direttamente, provo delle emozioni reali, malinconia o tristezza, e le vivo completamente, le faccio mie, mi appartengono”.
Intervista a cura di Piero Vittoria.
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