Con l’uscita dell’album Green e del recentissimo video di “A25”, singolo estratto dallo stesso lavoro discografico, Piero Vittoria intervista Simone Agostini per FullSong.
Simone Agostini, chitarrista di cui abbiamo parlato più volte in occasione dell’uscita del suo album “Green”, è reduce dalla release del video A25, singolo molto evocativo che proietta l’ascoltatore in una dimensione coinvolgente. Piero Vittoria intervista Simone Agostini, focalizzando l’attenzione proprio sul video di A25.
Piero Vittoria: “È tua l’idea di questo contrasto tra la vita metropolitana e il silenzio delle montagne?”
Simone Agostini: “No, l’idea è stata del regista Sebastiano Bontempi, ma mi ci riconosco molto.
Anche se non vivo in una grande città come Roma, la vita quotidiana porta sempre con sé quella esigenza di fermarsi ogni tanto a riflettere in silenzio”.
P.V.: “Quanto riflette l’atmosfera della canzone?”
S.A.: “A25” nasce con l’intento di evocare la maestosità delle montagne d’Abruzzo che si attraversano quando si percorre l’omonima autostrada. Quindi direi che il tema del contrasto città – natura si adatta molto bene a questo brano, e più genericamente all’intero spirito di “Green”.
P.V.: “Fra le composizioni di “Green”, perché hai scelto proprio “A25″ per fare un video?”
S.A.: “Guarda, la scelta non è stata mia, però ti dico che sicuramente avrei scelto lo stesso brano.
Mentre gli altri brani di “Green” colpiscono in maniera differente l’ascoltatore, a seconda della sua “provenienza musicale”, “A25″ è un brano che piace generalmente a tutti. In sè riesce a racchiudere molti aspetti differenti della mia musica, quindi è sicuramente molto rappresentativo”.
P.V.: “Green” è un album coraggioso per un chitarrista giovane come te: non strizza l’occhio al mercato, ma guarda alla qualità e alla meraviglia compositiva. Cosa ti ha regalato ispirazione nel mettere insieme queste dieci gemme?”
S.A.: “Ti ringrazio per la definizione, “Green” nasce senza particolari ambizioni commerciali. E’ una raccolta di brani che hanno come principale filo conduttore il colore “verde”. Colore dei prati, dei boschi, ma anche della speranza (penso a “Dialogues”)”.
P.V.: “Quanto c’è di autobiografico nella tua musica, cioè risente delle personali emozioni del momento?”
S.A.: “Penso che la mia musica, ma probabilmente la musica in generale, nasca sempre da una mediazione tra cuore e testa. A volte c’è un po’ più dell’uno, e a volte un po’ più dell’altra. Le emozioni sicuramente devono essere il sussulto iniziale che mette in moto il processo compositivo, e devono rimanere inalterate una volta che il brano è concluso in modo da arrivare a chi ascolta”.
P.V.: “Hai un modello chitarristico a cui in un certo senso ti senti vicino?”
S.A.: “Beh, sicuramente senza l’ascolto di alcuni chitarristi non sarei mai arrivato a fare brani per sola chitarra. In ordine cronologico direi i più influenti sono stati e sono Will Ackerman, Michael Hedges e Pierre Bensusan. Questi chitarristi restano dei modelli irraggiungibili, da cui ho attinto e attingo molto nel tentativo di creare un mio modo di fare musica. Al fianco dei chitarristi, però, credo che ad influenzarmi ci sia tanta altra musica”.
P.V.: “Stai già pensando a come potrebbe essere il tuo prossimo album dopo questo fantastico esordio?”
S.A.: “Sto lavorando su nuovi brani che spero un domani possano far parte di un secondo album. Al momento vedo ancora una lunga strada davanti. Sicuramente il mio sguardo attualmente è rivolto maggiormente alle “sonorità del mondo”…ed è un po’ questa la linea che sento di voler seguire”.
Se cercate dunque un disco fascinoso, ammaliante, evocativo, meravigliosamente accattivante ascoltate “Green” di Simone Agostini, non ve ne pentirete!
Intervista a cura di Piero Vittoria.
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