Ciao Giuseppe e benvenuto tra le pagine di FullSong, come nasce l’idea del tuo nuovo lavoro “The look of love”? era da tempo che lavoravi su questo progetto?
“Ho cominciato a pensare a questo progetto un paio di anni fa ma contrariamente ai dischi che ho realizzato in precedenza, che erano prevalentemente strumentali, questo, anche in virtù della mia passione per il canto e i cantanti, vuole essere un omaggio a tutte le canzoni che per me sono state di fondamentale importanza nella mia formazione, ho quindi deciso di invitare sei cantanti, a mio avviso straordinari, che hanno reso questo sogno realtà. I brani sono molto diversi l’uno dall’altro quindi considero questo lavoro un po’ rapsodico ma fortunatamente a rendere omogeneo il lavoro ci hanno pensato Papik e Fabrizio Foggia che con i loro arrangiamenti hanno reso uniforme il tutto”.
Come e quando ti sei avvicinato al jazz?
“Amo il jazz sin da quando ero bambino ma decido di suonarlo probabilmente perché il jazz, contrariamente alla musica classica, dà molto più spazio all’esecutore che nello stesso momento in cui suona diventa anche compositore. Il jazz dà sicuramente una maggiore libertà, libertà che per me è fondamentale in ogni aspetto della mia vita.
Perché hai scelto l’armonica cromatica come tuo strumento?
“Ho ascoltato Toots Thielemans ed è stato amore a prima vista”.
Tante le collaborazioni di artisti di grande spessore nel tuo nuovo album: da Nerio Papik Poggi e Fabrizio Foggia a special guest quali: Fabrizio Bosso, Tom Gaebel, Walter Ricci, per citarne alcuni. Come sono nate?
“Con Papik collaboro da anni e sin dalla prima volta che l’ho ascoltato ho capito che avrei fatto un disco con lui… mi piace troppo il suo sound che trovo ideale per l’armonica. Per quel che riguarda le voci sono andato alla ricerca di quei cantanti che pensano ad interpretare piuttosto che a mostrare le proprie doti canore e della scelta sono davvero entusiasta”.
Giuseppe, ci dai tre buoni motivi per suonare l’armonica?
“È struggente, facilmente trasportabile e siamo in pochissimi a suonarla”.
C’è un mentore spirituale, in questo nuovo album?
“Si ed è stato proprio Papik”.
Chi è il tuo punto di riferimento artistico?
“I miei punti di riferimento sono da sempre: Frank Sinatra, Toots Thielemans, Burt Bacharach e Jobim”.
Sappiamo che ti esibirai per tre date a Milano, ce ne parli, e dopo Milano, prossimi impegni ?
“A Milano suonerò con con dei cari amico e straordinari musicisti: Davide Corini al piano, Luca Garlaschelli al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria
A seguire le location:
22 Cantina Scoffone
Via Pietro Custodi 4 Milano ore 21,30 ingresso libero
24 Doria Jazz Club milano
Via Andrea Doria 22 milano
Ore 22,00
25 Enopoliom jazz
Via 4 novembre 114
Paina di Giussano (mb)
Inizio ore 2130
I prossimi concerti mi vedranno impegnato con alcuni progetti a cui tengo particolarmente. Con Neja, ad esempio, è da un po’ che collaboriamo e a breve inizieremo un tour che ci vedrà impegnati in giro per l’Italia. Con Mario Rosini ho da poco messo su un progetto dedicato alla musica di Stevie Wonder e ad Aprile dovrei cominciare una collaborazione teatrale con David Riondino, artista con cui ho lavorato un paio di volte e che stimo tantissimo”.
A chi è dedicato “The look of love”?
“A mia madre che mi ha sempre incoraggiato”.