Brando Madonia, Davide Toscano e Luca Caruso il trio siciliano che è tornato sulla scena musicale con l’ottimo album “Senza dire una parola” punta a vivere solo di pane e musica.
Ma chi sono i Bidiel che hanno così tanto fascino, bravura e voglia di fare buona musica?
Li abbiamo intervistati per voi!
Il nuovo album arriva a distanza di tre anni dal precedente. Cosa avete fatto nel frattempo?
Non abbiamo mai smesso di suonare, e siamo contentissimi di ricominciare. Prevalentemente ci siamo circondati di un team con cui lavorare in linea con i nostri pensieri, abbiamo rafforzato il nostro modo di scrivere e suonare, fatto esperienza e preparatoci alla nostra “rinascita”. Sono cose che, quando fatte bene, richiedono del tempo. Ma in fondo non è mai troppo tardi, se ci pensi, abbiamo tutto il tempo del mondo.
Come è maturato il processo di scrittura dell’album “Senza dire una parola” e quali sono state le influenze musicali?
Le influenze musicali sono molteplici. Ascoltiamo tantissima musica, prevalentemente però di diverso genere. Quando ci troviamo in sala succede come quando si accende un frullatore. Ogni uno di noi mette diversi ingredienti. Sicuramente in questi anni questo processo è maturato tanto, siamo molto meno disordinati più veloci ed arriviamo subito a capirci, mantenendo la spontaneità che ci contraddistingue. Fare musica per noi è come fare una fotografia, catturiamo l’istante di un preciso momento. Non ci piace soffermarci troppo sopra una canzone, la lasciamo nascere e crescere assecondandola. Piuttosto che modificare, scriviamo qualcosa di nuovo. Questo album contiene tracce scritte dai 4 anni precedenti sino a pochi giorni prima di entrare in studio. Quello che abbiamo fatto e stato semplicemente scegliere quelle che potevano darci come risultato il disegno che più ci piaceva. Un album fresco, molto eterogeneo e con un forte carattere.
Due aggettivi per descrivere il vostro carattere
Siamo accomunati dalla curiosità, ci piace tutto quello che è nuovo, e capire il perché delle cose. Quindi senza dubbio curiosi. Per il resto siamo personalità abbastanza diverse, che però si mescolano e stanno bene tra loro incastrandosi e per certi versi completandosi a vicenda. Però ci piace tanto e in egual modo la musica. Quindi, se esiste la parola, direi musicofili. Posso aggiungere bellissimissimi?
Quale disco vi è piaciuto di più (al momento) nel 2016?
Il primo a saltare in testa è l’ultimo dei Tame Impala. Diversissimo dai loro lavori precedenti, ma incredibilmente affascinante. Credo che adesso abbiano trovato un carattere più originale, risultando più facili e digeribili. Voglio dire, se prima potevano sembrare una band, una meravigliosa band che prendendo una macchina del tempo negli anni sessanta si ritrova ai giorni nostri continuando a fare quel tipo di musica, adesso hanno un sound che solo i Tame Impala hanno.
Cosa rappresenta questo album nel vostro percorso artistico?
Come accennato prima rappresenta proprio una rinascita. Tre anni sono lunghi, ma per fare un disco spesso bisogna mettere a posto un sacco di cose che si sfaldano strada facendo. Rappresenta un nuovo modo di guardare ai nostri arrangiamenti, dato che il nostro produttore, Arno Engelhardt, più che produttore oramai caro amico, è stato bravissimo a non sconvolgere e dare un nuovo vestito alle nostre canzoni. Ascoltarci in questa nuova veste ha sicuramente segnato un punto di svolta nel nostro modo di pensare ai lavori futuri.
I vostri prossimi progetti?
Prevalentemente girare tanto, andare ovunque per farci ascoltare e far festa con il maggior numero di persone possibili. Dalla seconda metà di aprile partiremo per un tour che ci porterà su e giù per tutta l’Italia, mirando anche all’ estero. Siamo molto concentrati e vogliamo dare il meglio che possiamo.
Un sogno nel cassetto…
Vendere 849892 milioni di copie, dare tutto il ricavato in beneficenza, sposare tre modelle a testa, trasferirsi in Costa Rica e finire i nostri giorni facendo surf circondati dai colori di un tramonto fluorescente