Renato Fiacchini nasce a Roma il 30 settembre 1950. Pazienta negli studi solo fino alla terza media, poi la passione per l’arte prende il sopravvento e a 14 già lavora al cittadino teatro Ciak, pagato 500 lire al giorno. Negli anni Sessanta frequenta il leggendario Piper Club, dove conosce Federico Fellini, Don Lurio, Gianni Boncompagni, Renzo Arbore, Rita Pavone, Patty Pravo (‘la ragazza del Piper’), Fabrizio Zampa, Gianni Minà e stringe un’amicizia intima con le sorelle Bertè, Loredana e Mia Martini.
Grazie a Boncompagni incide un 45 giri, che però non lo porta da nessuna parte. Diventa operatore cinematografico, studia danza, partecipa come figurante in alcune trasmissioni radio (tra cui la mitica “Bandiera Gialla” di Arbore e Boncompagni) e fa la comparsa in qualche film (“La Bambolona” e – soprtattutto – “Satyricon” del maestro Fellini). Entra nel corpo di ballo di un programma tv di Rita Pavone, guidato dal coreografo Don Lurio.
Nel 1970 fa parte del cast del famoso musical ispirato dalla cultura hippy “Hair” (con lui c’è anche un giovanissimo Teo Teocoli), poi continua a bazzicare il mondo dello spettacolo e del cinema, ma rimane intrappolato nel limbo delle occasioni mancate.
Il riscatto arriva nel 1972, quando la RCA gli concede un contratto senza restrizioni per registrare un disco. Renato sente che il momento è decisivo e si impegna allo spasimo per creare qualcosa di originale, in cui infondere tutto se stesso.
Le cose, però, non vanno come desidera: il suo personaggio, un istrione di lustrini, ardente ed estroso, viene preso per una copia nostrana di David Bowie. L’eccentrico artista è pronto a difendere la sua arte e non risparmia i toni polemici, ma si scontra contro un muro di sarcasmo e spocchia provinciale.
Nel 1974 Renato ha già pronto un nuovo lavoro; incontra le perplessità dei discografici, ma “Invenzioni” esce comunque. I temi trattati sono moderni e intimistici, il guitto gioca con i travestimenti e l’ambiguità. Due anni dopo, finalmente, Renato parte per la sua prima tournée, di supporto al nuovo “Trapezio”: per lui si accendono le luci della ribalta e inizia una nuova fase della sua vita.
Nel 1977, con il suo nuovo album, si trova di fronte a un’occasione decisiva e non sbaglia. “Zerofobia” ha un’accoglienza tiepida, ma lo spettacolo itinerante costruito dalla verve irrefrenabile del suo uomo di lustrini fa esplodere il fenomeno; “Mi Vendo” è una gemma leziosa ed entra nell’immaginario collettivo.
Un anno dopo è la volta di “Zerolandia”, ancora più furbo e ammiccante (con “Triangolo” che splende su tutte le canzoni), un’oasi intimista negli Anni di Piombo, e il successo è strepitoso.
“EroZero” segue le orme di “Zerolandia” e rimane al primo posto delle classifiche per otto settimane; “Tregua” (1980), pubblicato come disco doppio, fa ancora meglio. La vena dell’artista è inesauribile: dopo il live “Icaro” (1981), esce “Artide Antartide”, uno dei suoi dischi più amati, e ancora “Via Tagliamento 1965-1970”, un tributi agli anni entusiasmati del Piper. La RAI lo rende protagonista sia in televisione che in radio.
Nel 1984 Renato ribadisce la sua posizione di artista libero e motivato con “Leoni Si Nasce”, presentato allo zoo di Roma con addosso una pelle di leone e accompagnato da un seguito di Pigmei. Il regalo di Natale per i fan è “Identikit Zero”, composto di vecchi pezzi in un nuovo arrangiamento orchestrale.
In “Soggetti Smarriti” (1986) Renato accantona il cerone e sceglie una veste più sobria. “Zero” conferma la nuova fase del musicista, più maturo e consapevole, capace finalmente di rinunciare al trucco per essere semplicemente se stesso. O, per lo meno, un nuovo se stesso.
Inizia anche una fase di ricerca che lo porta, nel 1989, ad un viaggio in Inghilterra, dove conosce Geoff Westley e Phil Palmer e le nuove influenze prendono carne in “Voyeur”, registrato e mixato a Londra.
Nel 1991 la popolarità di Renato Zero, pur solida, sembra essere giunta all’apice della parabola. Il Festival di Sanremo, a cui partecipa per la prima volta, vorrebbe essere un ultimo omaggio ai suoi ‘sorcini’, e invece si trasforma in un trionfo incredibile (anche se non vince). Per lui inizia una seconda giovinezza, amato e seguito come mai gli era accaduto prima. Con il live “Prometeo” e la raccolta di inediti “La Coscienza Di Zero” infiamma la Zero-mania.L’anno successivo torna in televisione e annuncia l’ambizioso progetto Fonopoli: un’isola di arte e cultura innestata nel tessuto urbano di Roma, che solo nel 1999 passerà dal sogno alla realtà.
1993: pubblica “Quando Non Sei Più Di Nessuno” e torna al Festival dove la canzone “Ave Maria” riceve un’ovazione di dieci minuti.
“L’imperfetto” (1994) vira verso sonorità quasi rock; partecipa alla colonna sonora della versione italiana di “Nightmare Before Christmas” – parto del genio di Tim Burton – e doppia anche la voce del protagonista Jack Skeletron.
Con “Sulle Tracce Dell’imperfetto” (1995) celebra trent’anni di carriera; “Amore Dopo Amore” viene pubblicato nel 1998 e vende più di un milione di copie; la collaborazione con Mina, che incide un album di sue canzoni, lo consacra nel santuario della musica leggera italiana.
Nel 2000 la RAI gli offre, finalmente, una trasmissione televisiva tutta sua, sull’onda del successo ottenuto da Gianni Morandi e Adriano Celentano con programmi simili. I fan seguono l’artista con dedizione quasi religiosa, ma “Tutti Gli Zeri Del Mondo” soffre degli alti e bassi del suo protagonista. Esce anche un disco con lo stesso titolo della trasmissione.
Nel 2001 incide “La Curva Dell’Angelo”, enfatico e appassionato nello stile inimitabile di Renato Zero.
Il ritorno alla grande lo si registra nell’anno di grazia 2003, con lo straordinario “Cattura”, grazie al quale il Renato nazionale risolleva le folle: nell’estate 2004, infatti, mette in scena quattro straordinari concerti in altrettante location da favola mia come l’Arena di Verona, lo Stadio Meazza – San Siro di Milano e i due live trionfali nella sua Roma (stadio Olimpico sold out in entrambe le date), che hanno dato vita a un doppio album e un DVD, entrambi dal vivo, intitolati “FIGLI DEL SOGNO”.
Il 18 novembre 2005, due anni dopo l’ultimo disco di inediti, esce il nuovo atteso album, “IL DONO”, anticipato dal singolo “Mentre aspetto che ritorni”.
A dicembre per la prima volta Zero viene ricevuto in Vaticano, dove si esibisce nell’aula Paolo VI eseguendo “La vita è un dono”, canzone dedicata a Giovanni Paolo II nonché alla neonata nipotina. Nel febbraio 2006 parte da Montichiari il nuovo tour Zero movimento, che fa registrare ovunque il tutto esaurito già in prevendita, con molte date aggiunte per venire incontro alle richieste pubblico, per un totale di 25 serate.
È il 17 novembre dello stesso anno quando la Sony Music (da anni casa discografica dell’artista) pubblica il primo best of della carriera del cantante della Montagnola. Il titolo è “Renatissimo!” con il quale il Signor Zero festeggia i suoi (primi) 40 anni di carriera.
A gennaio 2007 “Zero Movimento” riceve il Telegatto come miglior tour del 2006: Renato Zero è l’unico vincitore a non presentarsi sul palco per ritirarlo, inviando al suo posto il suo manager. Venerdì 16 febbraio viene annunciata una nuova data a Roma e il nome definitivo della tournéé, che sarà MpZerO Tour 2007.
Nonostante la scarsa pubblicità e il fatto che il tour arrivi a un solo anno dal precedente, MpZero si rivela un successo. Nelle due serate allo stadio Olimpico di Roma l’mpZero raduna 120mila spettatori. Il tour chiude i battenti con circa 270.000 presenze in 7 date.
RENATO ZERO CONCERTI
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